La Banca Centrale Europea ha deciso per un nuovo innalzamento dei tassi di interesse, scegliendo quindi la linea dura. Ora, il tasso di riferimento passa dallo 0,50% all’1,25%, mentre il tasso dei depositi delle banche presso la Bce sale dallo 0,75% all’1,50%. Il primo aumento, avvenuto dopo 11 anni di “calma piatta”, era stato deciso il 21 luglio scorso ed era stato pari a 50 punti base. L’aumento disposto oggi, invece, vale ben 75 punti base.



Ma qual è il motivo alla base di questa decisione? Come ha comunicato la stessa presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, al termine della riunione, “Siamo determinati a riportare l’inflazione al target del 2% e adotteremo le misure necessarie meeting dopo meeting prendendo in considerazione tutti i dati, sia quelli relativi all’inflazione che all’economia, inclusa una possibile recessione”. Il grande problema da affrontare è appunto l’inflazione, che nell’Unione Europea ha raggiunto la percentuale record del 9,1% nel mese di agosto. Ancora più grave è la situazione dei Paesi baltici, che da alcuni mesi sono caratterizzati da un’inflazione superiore al 20%. Più alta del 10% è anche l’inflazione in Olanda, in Spagna e presto anche in Germania.



Aumentano i tassi di interesse per frenare l’inflazione: lo spettro della recessione

Nel comunicato rilasciato dalla Banca Centrale Europea al termine del meeting, per tutto il 2022 si attende un’inflazione dell’8,1%, mentre le stime per gli anni successivi sono state riviste e parlano del 5,5% nel 2023 e del 2,3% nel 2024. Tra le grandi minacce per l’inflazione c’è lo spettro di nuove riduzioni delle forniture di gas in arrivo dalla Russia. Per questi motivi, la BCE ha optato per una maxi stretta sui tassi d’interesse e potrebbe disporne un’altra nel mese di ottobre per 19 Stati membri. Secondo quanto si legge nel comunicato, eventuali futuri rialzi saranno stabiliti “contro il rischio di un persistente innalzamento delle aspettative di inflazione”.



Calano anche le stime per il Pil dell’Unione Europea: “dopo un rimbalzo nella prima metà del 2022, dati recenti indicano un sostanziale rallentamento della crescita economica dell’area euro, con un’economia che dovrebbe ristagnare nel corso dell’anno e nel primo trimestre del 2023”. Questo a causa dei “prezzi molto elevati dell’energia” che “stanno riducendo il potere d’acquisto dei redditi delle persone e, sebbene le strozzature dell’offerta si stiano attenuando, continuano a limitare l’attività economica”. Secondo Christine Lagarde, “nello scenario peggiore, che prevede un’interruzione totale delle forniture di gas russo, vediamo una recessione nel 2023”.