Fu un evento che un gruppo composto esclusivamente da tre ragazzini bianchi, i Beastie Boys (per di più di origine ebraica) facesse breccia nel mondo della musica hip-hop, musica per eccellenza degli afro americani, nata nei ghetti e nelle situazioni di razzismo e violenza. Oggi non è più così, il rap e l’hip hop sono musica di bambocci annoiati e viziati che mirano solo alla grana, che cantano di scopate e di donne come oggetti di piacere, che si fingono dei gangster da quattro soldi, ma una volta non era così.
LA REGIA DI SPIKE JONZE
Era il 1981 quando Michael Diamond (Mike D) e Adam Horovitz (Ad-Rock), insieme ad Adam Yauch (MCA) morto per un cancro nel 2012, cominciarono a fare musica. Il loro nome era già un programma: “Boys Entering Anarchistic States Towards Inner Excellence” significa “Ragazzi che entrano in Stati anarchici per ottenere la perfezione interiore”. Di quella generazione, i BB sono stati gli unici a continuare a esibirsi e fare dischi fino a quando morì Yauch. Esce adesso Beastie Boys Story, un film documentario diretto da Spike Jonze (il regista di Essere John Malkovich) in cui viene raccontata la loro storia sin dagli inizi. E si scopre quello che chi li ha amati da sempre già sapeva: persone simpatiche, ironiche e intelligenti con cui è bello passare un paio d’ore.