Ogni anno, il 21 ottobre, la Chiesa celebra il Beato Giuseppe Puglisi, noto a tutti come Don Puglisi, sacerdote assassinato dalla mafia, su ordine di Filippo e Giuseppe Graviano, il giorno del suo compleanno, alle 20,40, il 15 settembre 1993. Per questo motivo, il suo non è un ricordo che si limita al mondo cattolico tout court, ma si estende a tutta la società civile come esempio di impegno e sacrificio per un’Italia diversa. La sua beatificazione è partita grazie all’arcivescovo di Palermo, Salvatore De Giorgi, nel 1999, confermata da Benedetto XVI e proclamata da Papa Francesco il 25 maggio 2013, davanti a 100.000 persone al Foro Italico di Palermo. È il primo martire della mafia riconosciuto come Beato dalla Chiesa Cattolica.



La vita di Beato Giuseppe Puglisi: la sua “arma” fu l’amore

Beato Giuseppe Puglisi nasce a Palermo il 15 settembre 1937 e viene ucciso lo stesso giorno e mese nel 1993. È stato un sacerdote e martire, trucidato da Cosa Nostra nel giorno del suo 56º compleanno per via del suo instancabile impegno evangelico e sociale nel contrastare tutte le varie forme di mafia. Viene al mondo in una famiglia modesta, con papà calzolaio e mamma sarta.



All’età di sedici anni decide di entrare nel seminario arcivescovile di Palermo e il 2 luglio 1960 viene ordinato sacerdote. Qualche mese più tardi è nominato vicario presso la parrocchia del Santissimo Salvatore, nella borgata di Settecannoli, ossia un quartiere storico di Palermo. Tre anni più tardi divenne Cappellano presso l’orfanotrofio Roosevelt e quindi vicario in una parrocchia a Valdesi.

Durante questo periodo, inizia a occuparsi dei più giovani e portare avanti un progetto educativo nei loro confronti. Nel 1970 diventa parroco nel piccolo comune di Godrano nella provincia di Palermo ed è qui che ha un primo impatto diretto con la mafia: la cittadina in quel periodo era alle prese con una dura guerra tra due famiglie mafiose. Lui ebbe la forza di portare avanti la sua opera di evangelizzazione e riuscì a far riconciliare quelle due famiglie.



Rimane nella piccola comunità fino al 1978 occupandosi fino al 1990 di diversi incarichi sempre sul territorio siciliano. Nel mese di settembre del 1990 diviene parroco della chiesa di San Gaetano nel quartiere di Brancaccio. È in questo contesto che comincia a occuparsi di lotta antimafia in una zona che veniva controllata da una delle famiglie più sanguinose di Cosa Nostra: quella dei fratelli Graviano, legata a Leoluca Bagarella e Totò Riina.

Il suo obiettivo era quello di evitare che i più giovani potessero intraprendere brutte strade, per riqualificare dal punto di vista sociale e culturale il territorio. Lo faceva attraverso l’organizzazione di varie attività e di giochi, ma soprattutto, durante le proprie omelie, si rivolgeva in maniera diretta ai mafiosi. Si occupa di tanti ragazzi e bambini che probabilmente senza il suo aiuto sarebbero stati coinvolti dal circuito della criminalità organizzata. Contemporaneamente, insegnava al liceo classico Vittorio Emanuele II. Purtroppo le sue omelie e azioni di lotta alla mafia portarono al suo assassinio, il 15 settembre del 1993.

Gli altri Santi del giorno

Il 21 ottobre di ogni anno si festeggia il ricordo del Beato Giuseppe Puglisi, ma anche altri personaggi: San Dasio, San Zotico, San Carlo, Sant’Orsola, Sant’Ilarione, San Severino, Santa Celina, San Viatore, San Vendelino, San Mauronto, il Beato Pietro Capucci e San Pietro Yu Tae-cho’ol.