Beatrice Borromeo, “erede” delle celebre casa nobiliare della quale porta il cognome, ha firmato recentemente un documentario per Netflix nel quale ha deciso di raccontare, con il suo occhio da giornalista, la vicenda legata all’omicidio di Cavallo. Era il 1978, quando in Corsica il principe Vittorio Emanuele di Savoia, figlio esiliato dell’ultimo re d’Italia, ebbe un diverbio con alcuni ragazzi che stavano utilizzando senza permesso il suo gommone. Vennero sparati due colpi che ferirono ed uccisero il 19enne tedesco Dirk Hamer.
Una vicenda che ebbe un grande impatto emotivo nella vita della stessa Beatrice Borromeo, che al quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung racconta come “mia madre era migliore amica di Birgit Hamer, la sorella della vittima”. Ha deciso, così, di ripercorrere tutta la vicenda, in segno di una sorta di chiusura che serviva tanto a lei, quanto alla sua amica. “Non voleva rassegnarsi al fatto che il caso non fosse risolto“, racconta ancora Beatrice Borromeo parlando di Birgit, “ha lottato, spesso da sola, per decenni. Il principe”, invece, “era molto influente, aveva così tanti aiutanti, era l’erede dell’ultimo re”, ed infatti “alla fine, lui la fece franca in tribunale“.
Beatrice Borromeo: “Contro Vittorio Emanuele le prove erano chiare”
Continuando la sua intervista, Beatrice Borromeo ricorda come, per l’amica, fu molto frustante vedere l’assoluzione del principe, “perché le prove indicavano che era stato lui a sparare e sarebbe bastato chiamare i testimoni, come ho fatto nel documentario, per chiarire la storia”. Da quella frustrazione, luna decenni, è nato il documentario “Il principe”, nel quale, racconta Beatrice, “volevo fare le cose per bene, mostrare tutti i lati del puzzle. Non solo la notte sull’isola di Cavallo, ma l’intera persona di Vittorio Emanuele“.
Un racconto per il quale, contro ogni aspettativa, Beatrice Borromeo è riuscita anche a portare lo stesso carnefice davanti alla telecamera, che ha accettato di farsi intervistare. La prima volta, inoltre, che i due si sono trovati faccia a faccia, “ho avuto un contatto diretto, e lui mi ha risposto: parla con mio figlio, lascia che sia lui a decidere. Emanuele Filiberto è diventato il tramite e ha approvato il progetto”. Così, si sono incontrati, “ho parlato con lui per prima cosa senza telecamera”, racconta Beatrice Borromeo, “sono anche scusato per non essere riuscito a prendere in considerazione il suo punto di vista prima”.