A Storie Italiane la terribile vicenda di Beatrice Fraschini, la ragazza che durante l’estate del 2019 venne sequestrata in casa a Milano dal fidanzato, picchiata e malmenata per quattro giorni. “Sono stata sequestrata in casa da quello che all’epoca era ancora il mio fidanzato – le sue parole in diretta tv su Rai Uno – per 4 giorni, picchiata quasi costantemente fino a che l’ultimo giorno, martedì 4 giugno 2019, lui mi ha detto ‘se non mi dici quello che io mi voglio sentire dire, ti uccido’. Si era fissato che per tutta la nostra relazione, 4 anni e mezzo, l’avessi tradito, ne avessi approfittato di lui e l’avessi usato per non si sa bene per quale motivo. Dopo quella frase ho capito che sarei dovuta scappare di casa, e visto che la porta era chiusa ho aperto la porta finestra e mi sono calata dal balcone”. Beatrice Fraschini ha proseguito nel suo racconto: “E’ partito tutto da una discussione per alcune ricerche che stavo facendo in internet, mi ha accusato che non mi interessavo di lui, che non lo ascoltavo, che ero egosita, e mi ha messo le mani al collo, io ho perso i sensi e mi sono svegliata sul letto con la sensazione di avere il viso gonfio, pensavo mi avesse dato qualche schiaffetto per farmi riprendere invece il dolore era molto forte: sentivo dolore alla gola, l’interno della bocca gonfio e quindi ho capito che mi aveva picchiata; mi ha impedito di guardarmi allo specchio fino al giorno successivo”.
BEATRICE FRASCHINI: “I GENITORI SONO ANDATI DAI CARABINIERI MA…”
“Ero completamente sotto choc – ha proseguito la vittima – non sapevo perchè avesse fatto quella cosa, poi nei giorni successivi ho provato a gridare e più gridavo e più lui mi strozzava e mi picchiava con calci e pugni, non avevo il telefono perchè il cellulare me l’aveva rotto subito, ha inserito la mia sim nel mio telefono di modo da controllare i messaggi e poter rispondere, e così quelli che mi scrivevano potevano stare tranquilli vedendo che qualcuno rispondeva”. Il racconto di Beatrice Fraschini prosegue: “Il secondo giorno sono continuate le discussioni, mi accusava di cose inesistenti, io ho sempre negato, erano continue botte perchè io avrei dovuto ammettere qualcosa che non avevo fatto e per me è sempre stato una cosa incomprensibile. Ad un certo punto ho smesso di rispondere perchè imputandomi lui continuava a picchiarmi ed ho provato a stare zitta, ma lui ha continuato a picchiarmi perchè stavo zitta”. Poi la domenica sono giunti a casa anche i genitori della ragazza: “La domenica, nel pomeriggio, i miei genitori sono venuti a cercarmi perchè non mi sentivano più dal giorno prima. Mi ha trascinato al citofono visto che non stavo in piedi, mi ha detto di dire loro che io non li volevo vedere; loro sono riusciti ad arrivare alla porta di casa ma lui li ha aggrediti e li ha cacciati via, a quel punto sono andati dai carabinieri per fare una denuncia e la risposta è stata che ‘vostra figlia è maggiorenne ed è andata lì di sua volontà’”. Le successive 48 ore sono state altre ore di inferno: “Il martedì mattino, il giorno in cui sono scappata, mi ha spogliata e mi ha messo nella vasca che aveva riempito con acqua freddissima, ha provato ad annegarmi, ha continuato a picchiarmi, poi mi ha detto di vestirmi e di raggiungermi di là. Sono andata in camera a vestirmi, è stato il primo momento in cui ero da sola, ho aperto la porta finestra e mi sono calata dal balcone al secondo piano, sono riuscita ad arrivare al balcone di sotto, mi sono rotto la gamba cadendo. Sono quindi andata in strada e sono andata dal panettiere, completamente nuda, e ho chiesto aiuto a loro. Poi hanno avviato mia mamma e la polizia. In seguito è stato condannato a 9 anni, ridotti a 6”.