Beatrice Fumagalli: “Tra Il Collegio e i miei veri alunni”

Beatrice Fugamalli, professoressa de Il Collegio e docente anche nella vita reale, si racconta a Generazione Z. “Nella vita con i miei alunni sono meno severa che a Il Collegio. Mi sono un po’ calata nella parte perché eravamo nel 1958. Però sono severa comunque, perché altrimenti sarebbe un po’ un caos” rivela la professoressa. Lei, che a Il Collegio era una delle docenti più amate e benvolute dagli studenti, racconta: “I miei alunni sono alunni delle medie, molto più piccoli a livello anagrafico, ma ci sono varie somiglianze. In certe classi puoi essere più tenera e amichevole, in altre se ti fai vedere coccolosa, non ti rispettano, soprattutto se sei giovane”.



Parlando poi di Carlotta Rossignoli, 23enne che ha terminato il percorso di studi in medicina in anticipo, Beatrice dice la sua: “La ragazza sicuramente si è impegnata e ha concluso un percorso difficile come medicina. Secondo me le critiche sono legate al fatto che i ragazzi di oggi hanno bisogno di maggiore fallibilità. Non in tanti riescono a finire in corso l’università e quindi vedere sempre sulla cronaca notizie di persone che riescono a finire in corso o anche prima, fa male”.



Beatrice Fumagalli: “Avevo l’ansia degli esami, piangevo di notte”

Gli studi non sono stati sempre un percorso semplice da affrontare per Beatrice Fumagalli, che ha vissuto un vero e proprio blocco, pensando di lasciare tutto al primo anno di università: “Fin dal primo anno della triennale ho avuto un blocco. Avevo talmente tanta ansia quando dovevo presentarmi agli esami che o non mi presentavo proprio, o stavo male. Adesso sto facendo la seconda laurea magistrale e l’ansia mi ha accompagnato in tutto gli anni. Ma nel primo anno mi ha proprio bloccato, era qualcosa di nuovo. È capitato che di notte piangessi e dunque li saltavo. Quindi mi sono detta che se avessi dovuto continuare così, sarebbe stato meglio lasciare”.



A fare cambiare idea è stata la madre“Mia mamma mi ha dato la forza di continuare a studiare. Una sera si è avvicinata e mi ha detto ‘Bea, avrei voluto tanto fare l’università, tu che puoi, che sei intelligente, fallo’. Da lì mi sono sbloccata. Mi sono detta che ci avrei provato e da quella sessione ho dato tutti gli esami che non avevo dato“.