Beatrice Rana, giovane pianista di talento conosciuta in tutto il mondo, parla in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera di quali sono i suoi gusti musicali e di come vive il successo artistico, non nascondendo alcune critiche per l’atteggiamento dei connazionali. La musicista inizia subito nell’intervista, sottolineando che alla sua età si è considerati giovani e adulti contemporaneamente e non c’è da stupirsi se già a trent’anni si viene riconosciuti come artisti perchè “sono una pianista: ci si consuma presto“.
Prosegue poi raccontando di come la popolarità a livello internazionale sia soddisfacente ma anche sfiancante, ma ribadisce che in un certo senso è abituata ad un certo tipo di vita essendo nata da una famiglia di pianisti “Io e mia sorella Ludovica, che tra l’altro è una straordinaria violoncellista, siamo cresciute tra prove, retropalco, registrazioni, esecuzioni, costumi. Dunque per me è stato normale, a cinque anni, cominciare a suonare“. Non nascondendo però una maggiore fatica, nell’essere donna, giovane e bella nell’acquisire il riconoscimento del talento: “per noi artiste resta ancora ben salda la valutazione, vecchissima, del “bella e brava”. Cioè, accanto al giudizio sull’esecuzione di un brano affiora sempre anche un giudizio estetico, che raddoppia l’ansia“.
Beatrice Rana: “Conosco i Maneskin da quando suonavano in strada”
Nell’intervista al Corriere della Sera Beatrice Rana sottolinea più volte come non sia facile essere “bella e brava” perchè molte volte il pubblico pone più attenzione ai dettagli estetici, rispetto alla tecnica e al talento mostrato nell’esibizione. E prende come esempio la sua collega Yuja Wang, che pur avendo fatto una straordinaria esibizione al Carnegie Hall, è stata commentata soprattutto per i suoi vestiti. E prosegue anche con alcune critiche verso l’Italia e l’atteggiamento nei confronti dei connazionali di successo. “Se fosse stato per l’Italia io non sarei mai diventata una pianista.Perché nel nostro Paese c’è una forte inclinazione alla critica di un connazionale e francamente non capisco perché. Viaggiando molto in tutto il mondo, non ho riscontrato questo atteggiamento in tanti altri Paesi.
È un peccato, perché in Italia abbiamo musicisti straordinari“. Passando poi alle domande sui suoi gusti musicali, ammette di non avere molto tempo di ascoltare musica, ma che da sempre conosce i Maneskin e ricorda di averli visti suonare in strada e pensare subito che avrebbero avuto un grande successo. “Mi fermai ad ascoltarli e pensai: ma guarda quanto sono bravi questi. Anni dopo li ho rivisti a Sanremo, erano i Måneskin“