I tempi sono cambiati, caro consigliere per la musica del ministro Gennaro Sangiuliano, maestro (così vuole che sia chiamata, al maschile, come da esempio del capo del governo) Beatrice Venezi. E’ vero che oggigiorno grazie ai social e a uno smartphone ognuno può dire la sua, ma è altrettanto vero che è un’onda impossibile da fermare. E mettere dei paletti alla libertà di espressione è sempre pericoloso. In una intervista al Corriere della Sera la neo consigliere che ha “rubato” il posto a Morgan, dice: “Vedo che oggi chiunque sia dotato di uno smartphone si erge a critico. E certe “critiche”, chiamiamole così, possono esaltare o affossare la carriera di un artista. Ecco perché penso a un percorso di formazione specializzato e a un albo dei critici professionisti. Nella mia visione mi spingo oltre: non solo per la musica, ma per la critica tout court. Penso che ci sia bisogno di inquadrare meglio i ruoli”. Al direttore d’orchestra sfuggono un paio di cose. La prima l’abbiamo già detta, la seconda è che oggi nessuna critica “affossa” delle carriere. Sono anni e anni che la gente non si fa più influenzare dalle recensioni di un disco o di un concerto, le recensioni non smuovono le classifiche di vendita di un solo disco.



Chi lavora come lei nell’ambiente dovrebbe saperlo. Certo, gli insulti o le critiche fatte a capocchia non sono belle da leggere, ma per i social vale il discorso di sempre: è come entrare in un bar e spettegolare. Vogliamo chiudere anche i bar? Creare oggi poi, come era nei secoli scorsi, una categoria di “illuminati” che solo loro, come ai tempi di chi non era capace di scrivere, possono esprimere pareri è una ghettizzazione classista davvero triste. Il consigliere si spinge oltre: “non solo per la musica”. Sia mai: potremo forse domani permetterci di dire che i Bronzi di Riace non ci piacciono? In galera! Ci saranno sanzioni per chi scriverà o farà scrivere persone prive del tesserino che ne certifichi la qualifica di “critico professionista”? Poi nella sua intervista si capisce da dove arriva tutto, come quando un ministro leghista voleva che la quota della musica internazionale passata alle radio fosse minoritaria rispetto alla musica italiana: “In Italia c’è troppa esterofilia. Cantanti, musicisti, direttori d’orchestra di altri Paesi riempiono i cartelloni. Per carità, il merito è merito e con questo non voglio dire di essere contraria ad ingaggiare professionisti non italiani. Ma penso che ci sia bisogno di sostenere anche i nostri. Non solo in Italia, ma anche quando si espongono all’estero, in contesti internazionali”. Appunto, il merito è merito. Il suo governo non ha mica istituito un ministero del merito? Ma lei di musica se ne sa. In uno spot televisivo riesce infatti a dire: “Tirare fuori il meglio dai miei musicisti (…) io lo chiamo il mio lato Bioscalin”. Caro consigliere, la musica in Italia versa in uno stato di sfacelo da sempre, mancano i teatri, le sale, i luoghi per la musica, i prezzi dei biglietti sono troppo alti, molti musicisti fanno la fame nelle scuole non si insegna la musica. Ecco, ci sono cose più importanti a cui pensare.

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