Il mestiere ha un nome preciso e nel mio caso è quello di direttore d’orchestra“: questa la battuta con cui Beatrice Venezi ha gelato ieri sera Amadeus al Festival di Sanremo 2021. L’artista internazionale, che ha festeggiato i suoi 31 anni sul palco più importante dello spettacolo italiano, ha poi ribadito “Mi assumo la responsabilità di quello che sto dicendo“. Dal canto suo Amadeus ha rintuzzato: “Direttore o direttrice d’orchestra, oltre che brava Beatrice Venezi è anche bellissima“. Una battuta, neanche a farlo apposta, che ha ricordato ad alcuni la polemica nata lo scorso anno, con Amadeus che si difese dalle accuse di sessismo: “Una cosa che non accetto e non accetterò mai è questa storia che non puoi più dire a una donna che è bellissima. Che le donne si offendano non ci credo. Poi non esclude il resto, non è che uno debba precisare ogni volta: sei intelligente, colta, interessante e anche bellissima. Che ipocrisia“.



BEATRICE VENEZI: “DIRETTORE D’ORCHESTRA, NON DIRETTRICE”

Nel mondo femminile, però, qualcuno non ha apprezzato la presa di posizione di Beatrice Venezi. Si tratta di Laura Boldrini, ex presidente della Camera, secondo cui “più che una scelta individuale della direttrice d’orchestra Venezi, è la scelta grammaticale a prevalere e quella italiana ci dice che esiste un genere femminile e un genere maschile. A seconda di chi riveste il ruolo si fa la declinazione. Chi rifiuta questo lo fa per motivi culturali“. La Boldrini aggiunge che quello venuto a galla dopo l’esternazione della Venezi è “un problema serio che dimostra poca autostima“. “La declinazione femminile – ha aggiunto – la si accetta in certe mansioni come ‘contadina’, ‘operaia’ o ‘commessa’ e non la si accetta quando sale la scala sociale, pensando che il maschile sia più autorevole. Invece il femminile è bellissimo“. La Boldrini ha continuato:”Inviterei la direttrice Venezi a leggere cosa dice l’Accademia della Crusca, la più alta autorità linguistica del nostro Paese. Se il femminile viene nascosto, si nascondono tanti sacrifici e sforzi fatti“. Poi la chiosa: “Mi permetto di invitarla a riflette su queste cose. Anche perché non è affatto brutto o cacofonico ‘direttrice’, ma rappresenta l’affermazione di un traguardo. Spero si renda conto che usare il femminile possa aiutare tante ragazze ad avvicinarsi a questo lavoro che per secoli è stato solo di uomini“.

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