Beatrice Venezi contro gli stereotipi: la 29enne è la più giovane donna Direttore d’orchestra acclamata a livello internazionale. Nel 2018 è stata inserita da Forbes tra i 100 under 30 più influenti al mondo. Ora la direttrice d’orchestra lancia il suo primo album, “My Journey: Puccini’s Symphonic Works”. Ai microfoni di Deejay chiama Italia ha spiegato che non nasconde la sua femminilità per i pregiudizi. «Siamo ancora legati al stereotipo secondo cui una donna di cultura non deve curare il proprio aspetto esteriore. Col pubblico invece si tratta di rendere più “glamour” un ambiente che comunque non è impolverato». Il debutto è avvenuto quando aveva 22 anni: «Il fatto che sia giovane, donna e non lo nasconda fa sì che ci sia scetticismo, che poi dura poco, il tempo di cominciare a lavorare». Ora è al debutto con un album: «È un album dedicato a Puccini, ma io ho messo a fuoco la sua capacità di scrittura. Può essere una porta per entrare nel mondo della musica classica, perché è molto moderno».



BEATRICE VENEZI, “LA MIA FEMMINILITÀ CONTRO GLI STEREOTIPI”

Beatrice Venezi ha ricordato anche una cosa che accade ogni volta che va in Giappone: «Mi fa senso essere dall’altra parte del mondo e sentir dire Lucca quando nomino Puccini». La direttrice d’orchestra ha parlato delle critiche ricevute per aver indossato abiti femminili sul podio: «In Giappone mi hanno chiesto di indossare qualcosa di più maschile, quindi c’è stato un lavoro diplomatico per trovare un compromesso». A Deejay chiama Italia le viene chiesto un parere sulla serie tv “La compagnia del cigno”: «Il direttore d’orchestra sempre accigliato che tratta tutti male… Dal promo ho notato un po’ di cliché». A proposito dei suoi inizi, ha raccontato di aver cominciato con la danza prima di passare al pianoforte. «Il mio sogno? Dirigere alla Scala, è il punto di arrivo per tutti. L’opera lirica è poi un Made in Italy. Tra l’altro nessuna donna dovrebbe aver avuto questo onore». Infine, sulla sua attività: «Non tiene solo il tempo, altrimenti basterebbe un metronomo. Quindi bisogna dare una visione comune».

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