Dopo gli attacchi ricevuti per la sua vicinanza al governo guidato da Giorgia Meloni – del quale è consulente per la musica – Beatrice Venezi prende la parola. Il direttore d’orchestra ha scritto una lettera pubblicata da La Stampa per replicare alle vergognose accuse che niente hanno a che fare con la musica. La lucchese ha ripercorso quanto accaduto e ha posto l’accento sulle notizie false riportate sul suo conto, come ad esempio che alle ultime elezioni fosse stata in procinto di candidarsi.
Tra i tanti fuochi d’artificio citati, quello del direttore Veronesi che “ha pensato bene di manifestare la propria avversità alla regia “sessantottina” di una Bohème ambientata durante il Maggio francese, presentandosi bendato con fischi reiterati del pubblico sia al suo indirizzo che a quello del regista”. “Poiché da molti sono sollecitata ad intervenire sul punto, vorrei essere netta su tutta la questione: non possiamo criticare e attaccare i censori quando ci censurano e poi diventare a nostra volta dei censori”, ha aggiunto il direttore d’orchestra.
La lettera di Beatrice Venezi
Nel corso del suo intervento, Beatrice Venezi ha sottolineato che non è più possibile tollerare che l’arte si riduca ad un risiko su cui piantare bandierine di potere e ridurre a una mera campagna elettorale tutte le questioni di merito artistico: “Il king maker della questione è solo il pubblico a cui noi artisti ci rivolgiamo; sarà il pubblico a decidere la validità delle nostre capacità, dei nostri messaggi culturali. Nel caso specifico, oltretutto, voglio sottolineare che una lettura “sessantottina” della Bohème non rappresenta assolutamente una novità e che la decontestualizzazione delle regie liriche fa oramai parte del patrimonio artistico del settore, volenti o nolenti”. “Non possiamo ritornare indietro alle catalogazioni naziste sull’arte degenerata e nemmeno ai pogrom togliattiani sugli astrattisti toscani, peraltro organici al Pci di allora”, ha aggiunto Beatrice Venezi, sottolineando in chiusura che non si può prendere da un artista solo quello che fa più comodo in base alla appartenenza ideale: “Questo non vale solo per Puccini; non vale solo nella musica”.