LA LETTERA DEL CARDINALE BECCIU CONTRO I MEDIA VATICANI DOPO LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA

Un’insolita e dura lettera è stata pubblicata due giorni fa sui media del Vaticano, tanto l’Osservatore Romano quanto il network di media riuniti in “Vatican News”: la firma è quella del cardinale Angelo Becciu, ovvero il prelato al centro del processo sulla compravendita del Palazzo in Sloane Avenue a Londra. Il protagonista degli ultimi anni di inchieste e processo sull’uso dei fondi della Segreteria di Stato, di fatto, contesta gli editoriali della Santa Sede sulle motivazioni della sentenza di condanna usciti 15 mesi dopo il primo grado.



Becciu se la prende con l’ex vaticanista e oggi direttore del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, Andrea Tornielli, per i toni utilizzati dopo la sentenza e nel considerare il processo sui fondi della Segreteria di Stato Vaticano. Secondo l’ex Sostituto Segretario non ci sarebbero rapporti di “malaffare” con Cecilia Marogna mentre – elemento più grave – secondo lui il diritto di difesa nel processo non sarebbe stato garantito. Queste le principali rivendicazioni fatte dal cardinale nella lunga missiva sui canali ufficiali del Vaticano: se da un lato sottolinea Becciu che le prove a favore della sua innocenza sono state non considerate, quasi nascoste o trascurate dalla sentenza, vi sarebbero anche molti altri errori che emergono nelle motivazioni.



Il cardinale lamenta il tono quasi “moralista” dell’editoriale di Tornielli con cui veniva commentata la sentenza finale con tutte le motivazioni uscite due settimane fa (e contro cui Becciu ha già annunciato che farà ricorso). Il cardinale apprezza l’equilibrio e la precisione di Vatican News nel rendicontare in questi anni il processo del Tribunale vaticano diretto da Giuseppe Pignatone, ma contesta che il suo diritto di difesa «è stato messo a dura prova e svuotato nella sostanza». Contestando i toni «ideologici e moralisti» dell’articolo, il card. Becciu si augura che non vi siano riferimenti specifici quando viene descritto la volontà di comportarsi come «buoni padri di famiglia» nella scelta degli investimenti con i fondi della Chiesa Cattolica. Il punto, chiosa Becciu, è che l’articolo come il processo sembra fatto contro “le intenzioni”, mentre sarebbe «un processo penale» che deve dimostrare eventuali reati, «non dovremmo essere di fronte a un processo finalizzato a impartire insegnamenti».



“NON HO MAI TRUFFATO PAPA FRANCESCO“: LA VERSIONE DEL CARDINALE BECCIU SUL PROCESSO VATICANO

Il cardinale Angelo Becciu contesta poi l’accusa di aver in qualche modo truffato Papa Francesco oltre che il resto della Chiesa romana: come emerso e citato nelle motivazioni della sentenza del processo, il prelato avrebbe “truffato” il Papa con il pretesto di una suora sequestrata in Mali per cui ha chiesto 600mila euro da utilizzare con i fondi della Segreteria, salvo poi destinarli all’amica Cecilia Marogna. In primo luogo, con la donna – conferma il Card. Becciu – ci sono «rapporti del tutto amichevoli, se non di vera e propria familiarità», in secondo luogo la truffa non sarebbe mai avvenuta, «Se avessi truffato il Papa non sarei certo qui a urlare al mondo la mia innocenza! Queste affermazioni sono inaccettabili e soprattutto non supportate da alcuna prova!».

Becciu smentisce l’utilizzo di fondi per le operazioni umanitarie usate in altri modi o fini, anche se «sono stato additato come corrotto e insultato. Sembra che la volontà politica sia solo di chiudere la narrazione sul processo cercando di non danneggiare la Santa Sede o il Papa». Invece il rapporto con Bergoglio resta saldo e solido, secondo il cardinale, e il servizio alla Santa Sede è sempre stato «leale». La verità verrà rincorsa in sede d’appello, dove sia accusa che difesa hanno fatto ricorso: il processo in primo grado avrebbe «sacrificato la verità», conclude il cardinale sardo definendosi «presunto innocente» come invece in questo processo «Vorrei che vi fosse l’onestà intellettuale di riconoscere che questa presunzione non vi è mai stata».