Agli atti del processo in Vaticano sulle presunte malversazioni della Segreteria di Stato è finito anche lo scambio epistolare avvenuto nell’estate 2021 tra il cardinale Angelo Becciu e Papa Francesco, che per due volte gli ha negato lo scudo penale. Il cardinale provò a far firmare due dichiarazioni al Santo Padre per usarle durante il procedimento a sua difesa, ma appunto Bergoglio si oppose, anche in maniera netta, nella convinzione di aver già chiarito la sua posizione. Il deposito nel tribunale vaticano di tale carteggio è un colpo di scena importante che pare avvalorare quanto dichiarato da Francesca Chaouqui, secondo cui il cardinale Becciu aveva più volte giocato sul «non detto» per farsi autorizzare dal Papa un’operazione borderline.

«Di me si può dire ciò che si vuole, ma adesso qualche dubbio dovrebbe venire anche ai più garantisti. Un cardinale che prova a giocare con pezzi di verità, omettendone altri, al fine di farsi firmare una dichiarazione dal Papa per uscire da un processo, mi pare una cosa gravissima», dichiara la “Papessa” alla Verità. Per Francesca Chaouqui il Papa non sapeva nulla della consulente Cecilia Marogna e della società inglese di investigazioni Inkerman, il cui coinvolgimento era stato svelato dal quotidiano. «Probabilmente per questo il cardinale riferì all’attuale comandante Gianluca Gauzzi Broccoletti, durante il famoso incontro a casa sua, che sarebbe stata la fine se fosse venuta fuori la storia della Marogna. Posso ipotizzare perché si sarebbe scoperto il bluff».

CHAOUQUI “PAPA TIRATO SPESSO PER LA GIACCHETTA…”

Infatti, Francesca Chaouqui riferisce alla Verità che nella sua lettera al cardinale Angelo Becciu, Papa Francesco confermava di essere sorpreso da come erano stati usati i soldi, spiegando che tutto andava chiarito, perché non ci potevano essere segreti. Quindi, per la “Papessa” anche la vicenda Inkerman è avvenuta all’insaputa del Papa: «Un emissario della Inkerman mi contattò dopo aver avuto un primo colloquio con la Marogna, per capire alcune cose…».

Riguardo il suo coinvolgimento, spiega che conosce fatti «non alla portata di tutti» e di avere informazioni che possono risultare utili. Nello specifico, fu contattata dalla Inkerman perché volevano sapere «se fosse normale ricevere un incarico dalla Santa Sede per attività di intelligence». Francesca Chaouqui rivela di aver spiegato senza alcuna esitazione che era sorpresa e incuriosita, al punto tale da cominciare a informarsi. «Così venni a sapere che l’attività richiesta doveva riguardare ufficialmente la liberazione di alcune suore, ma che in realtà alla Inkerman fu chiesto di fare un monitoraggio per intervenire su alcuni organi di stampa italiani ed esteri che non avevano una linea editoriale gradita a Becciu». Pertanto, il quadro che emerge è preoccupante, cioè quello di un Papa che deve stare attento a non farsi strumentalizzare: «Lo sto dicendo da tempo: viene tirato troppo spesso per la giacchetta. In alcuni casi anche in maniera davvero poco trasparente».