Nessun dubbio o esitazione da parte di monsignor Sebastiano Sanguinetti, ex vescovo ed ex amministratore apostolico della Diocesi sarda, nella 47a udienza del processo in Vaticano sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato. «Il cardinale Angelo Becciu non si è mai interessato della gestione della Caritas e della Diocesi di Ozieri. C’era un rapporto di stima reciproca, ma mai è entrato nella gestione della Diocesi e della Caritas», ha dichiarato testimoniando oggi. A fargli eco l’attuale vescovo Corrado Melis quando gli è stato chiesto dalla difesa di Becciu se il cardinale si fosse mai interessato alla gestione della Diocesi: «Assolutamente no», la sua risposta, come riportato dall’Ansa. Riguardo l’eventuale richiesta al cardinale Becciu di interessarsi presso la Cei per l’erogazione di contributi alla Cooperativa Spes e se sapesse se il porporato l’avesse fatto, monsignor Sanguinetti ha spiegato: «No, non mi risulta in alcun modo. Peraltro, per parlare con la Cei non avevo bisogno di alcun interessamento».



Vescovo di Ozieri dal 1997 al 2006, poi amministratore apostolico dal 2012 al 2015, Sebastiano Sanguinetti si è soffermato sulla Cooperativa Spes, guidata dal fratello di Becciu: i contributi mandati da Becciu alla Spes con fondi della Segreteria di Stato sono nelle imputazioni del processo. «È nata dalla riflessione a livello diocesano sul modo più efficace per aiutare le persone più disagiate». Inoltre, ha spiegato che è stata valutata anche l’ipotesi di una struttura autonoma dal punto di vista gestionale per condividere le finalità caritative della Diocesi e della Caritas per aiutare le persone più svantaggiate.



PROCESSO VATICANO, SANGUINETTI E MELIS IN AULA

Nell’udienza Sebastiano Sanguinetti ha spiegato anche che Antonino Becciu, fratello del cardinale Angelo Becciu, era professore di religione e lavorava nella Caritas. «In vista del Giubileo del 2000 fu animatore di un gruppo di volontari, 400 giovani della Diocesi, i ‘volontari del 2000’ che negli anni supportò la Diocesi nelle sue attività». Per la Spes fu considerato la persona più idonea per assumere la gestione. Peraltro, il servizio era pure gratuito: percepiva lo stipendio di insegnante di religione. Per quanto riguarda il progetto “Con le mani degli ultimi”, per il quale fu acquistato un panificio in disuso e poi ripristinato dando lavoro a giovani disagiati: «Feci domanda alla Segreteria della Cei per avere un contributo finanziario. Poi, quand’era amministratore apostolico, ci fu un incendio che creò gravi danni alle strutture. Per la ricostruzione feci domanda alla Cei di ulteriori finanziamenti, che fu accettata, per 300 mila euro». Nel procedimento c’è spazio anche per il conto “promiscuo” dove finivano i fondi della Spes, come quelli della prefettura per l’attività in favore dei migranti. «La Cooperativa rispondeva di più all’esigenza lavorativa delle persone, occupandosi poi anche di ex carcerati ed ex tossicodipendenti. Occorreva rispondere in modo non più assistenzialista, ma dando lavoro alle persone», ha aggiunto il vescovo Corrado Melis, come riportato dall’Ansa.



LA CAUSA DI LAVORO PERSA DALLA SPES

Se la Caritas non può assumere, la Spes può farlo, come strumento della Diocesi. Per il vescovo Corrado Melis il conto bancario esclusivo pro-spesa non destava alcuna perplessità: «Fin da quando mi sono insediato ho pensato che questo conto fosse ideale per la tracciabilità, e non andava a confondersi con gli altri finanziamenti che arrivavano alla Diocesi». Ma Melis, come riportato dall’Ansa, ha spiegato che le cooperative come la Spes ci sono in tutta Italia per superare l’assistenzialismo, perché si creano nuove realtà per dare nuovi posti di lavoro. In una fase dell’udienza è stata citata anche una causa di lavoro persa dalla Spes, che ha ricevuto una sanzione di 290mila euro, in seguito a cui monsignor Melis chiese un contributo di 250mila euro alla Cei per l’attività in generale e per quelle sociali, «non per pagare la sanzione». Tra i progetti c’è pure quello della Cittadella della Solidarietà. Ma a favore della Spes ha parlato in aula anche il sindaco di Ozieri, Marco Murgia, che ha riportato i vantaggi dell’assunzione da parte della cooperativa di persone svantaggiate che così non gravano sui servizi sociali del Comune.