PUBBLICATE LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA SUL PROCESSO AL CARDINALE BECCIU SUI FONDI SOTTRATTI DALLA SEGRETERIA DI STATO

A quasi 10 mesi dalla condanna presso il Tribunale del Vaticano, sono state pubblicate in data 29 ottobre 2024 le motivazioni della sentenza sul processo contro il cardinale Angelo Becciu e altri condannati per la mala-gestione e sottrazione dei fondi della Segreteria di Stato vaticana. Dalla compravendita del Palazzo di Londra in Sloane Avenue ai rapporti con il fratello del cardinale sardo, fino agli affari con il finanziere Rafaele Mincione: nelle oltre 800 pagine di motivazioni si prova a dare risposta a tutti i temi cardine che hanno portato alla condanna in primo grado per l’ex esponente di spicco della Segreteria Vaticana con 5 anni e 6 mesi, oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici.

Viene spiegato dai magistrati in Vaticano – secondo quanto pubblicato in queste ore da ANSA, Rai e Corriere della Sera – che anche nel momento in cui è stata comprovata la non finalità a scopro di lucro nella gestione dei fondi in Segreteria, comunque il Cardinale Becciu avrebbe agito in maniera illecita avendo piena responsabilità degli atti. Tradotto in parole più semplici, il prelato sardo anche se non avrebbe cercato di appropriarsi degli ingenti fondi reperiti in Vaticano ha comunque commesso un illecito in quanto «la finalità di lucro è del tutto estranea alla fattispecie di peculato prevista dall’ordinamento vaticano». I fatti avvenuti negli scorsi anni presso la Segreteria di Stato sarebbero stati confermati come «eccezionalmente gravi» in merito alla condotta del primo prelato condannato dal Tribunale presso la Santa Sede: i circa 200 milioni di dollari oggetto dell’accusa di peculato, sono stati gestiti illecitamente da Becciu non solo nella compravendita del Palazzo di Londra.

Ancora nelle motivazioni della sentenza Becciu, dopo un processo durato ben 29 mesi che vede l’innocenza continuamente profusa dal cardinale, il peculato rimane anche senza scopro di lucro personale in quanto sarebbero comunque stati comprovati investimenti della Segreteria di Stato in Vaticano dal 2011 al 2018, con Becciu segretario, in contrasto con le norme vigenti. In particolare sulla compravendita del Palazzo in Sloane Avenue, la sentenza del Vaticano tratta dei circa 200 milioni di euro versati in due anni da Becciu per la sottoscrizione di alcune quote ad un fondo del finanziere Mincione: secondo la sentenza, il reato c’è stato ed è confermato dal fatto di aver riscontrato l’uso dei beni in contrasto con gli interessi della Santa Sede stessa.

PALAZZO DI LONDRA E CONDANNA BECCIU: COME MOTIVA IL TRIBUNALE VATICANO E COSA RISPONDE LA DIFESA

Nonostante la Gendarmeria vaticana avesse più volte sconsigliato affari con Mincione sotto il profilo degli investimenti con fondi della Segreteria, l’allora sostituto segretario Card. Becciu scelse comunque per un uso illecito dei fondi ecclesiastici senza tener conto dei rischi e dell’ingente patrimonio investito nel Palazzo di Londra. Chi fosse il finanziere e quali affari si richiama di portare a termine con lui, scrivono i giudici nelle motivazioni finali, «non poteva certo sfuggire ad una persona dall’esperienza e delle capacità riconosciute all’allora Sostituto Becciu».

Le regole fissate dalle ultime riforme di Papa Francesco parlano chiaramente in materia economica: occorre prudenza nella gestione e nelle spese con fondi provenienti dalle opere di carità e donazioni alla Chiesa Cattolica. Il Palazzo inglese e altri affari condotti dalla Segreteria durante la gestione Becciu così non hanno seguito tali norme: anche senza un vantaggio personale, rilevano i giudici del Tribunale, «avrebbe dovuto pensare alla conservazione del patrimonio» e non agli investimenti di rischio andati a vantaggio di Mincione, Cecilia Marogna o la cooperativa nella Diocesi di Ozieri gestita dal fratello Antonino Becciu. Sui rapporti con l’ex collaboratrice, la sentenza rileva che vi siano stati scambi di somme in base ad un rapporto di stretta amicizia: anche qui, sebbene Becciu non abbia avuto alcun vantaggio in ciò, davanti alla certezza che Marogna avesse poi speso il denaro dato per la liberazione di una suora rapita in Mali per altri scopi personali, «per lo più voluttuari, Becciu non ha fatto niente». Ultimo tema, il Tribunale del Vaticano replica all’accusa della difesa del cardinale circa un processo “monstre” condotto senza rispettare i diritti dell’indagati: la sentenza rileva invece che vi sia stato un giusto processo, con presunzione di innocenza e diritto di difesa come prevedono le norme.

Per nulla concordi con la stragrande maggioranza delle motivazioni espresse nella sentenza, la difesa di Angelo Becciu che lascia poi ad una nota degli avvocati Maria Concetta Marzo e Fabio Viglione il senso di un ricorso che i legali presenteranno contro la sentenza di primo grado: «per le conclusioni a cui approda, la sentenza contrasta con quanto emerso nel corso del processo che ha dimostrato l’assoluta innocenza del cardinale Angelo Becciu». Verrà poi studiata meglio, ammettono gli avvocati davanti alla grande mole di documenti pubblicati dalla Santa Sede, ma resta ferma la volontà dell’ex Sostituto Segretario di andare fino in fondo per dimostrare la propria innocenza. Che sia però per il Palazzo di Londra, per una propria amica (Marogna) o per propri congiunti (la Diocesi di Ozieri) le accuse contro Becciu sono nette: nella sua posizione non avrebbe dovuto avere quella «illeceità della donazione».