Yossi Beilin continua a credere che vi sia la necessità di negoziare la pace. L’artefice degli accordi di Oslo con Arafat nel 1993 all’epoca era viceministro degli esteri. Oggi, a 75 anni, parla al Corriere della Sera: “Credo che la politica del nostro governo sia fondamentalmente sbagliata. Accettare la tregua in cambio del rilascio degli ostaggi ci mette alla mercé di Hamas. Come del resto era sbagliatissima la politica di Netanyahu, che ha rafforzato Hamas a Gaza. Di conseguenza, adesso vincono i terroristi decisi a guadagnare tempo estendendo il cessate il fuoco. Per il nostro esercito la situazione si fa complicata, i soldati sono bloccati nel mezzo del campo di battaglia e la tregua potrebbe durare mesi. Ciò, tra l’altro, ignora il dato per cui la grande maggioranza degli israeliani oggi, sia di destra che di sinistra, vogliono eliminare Hamas e i suoi dirigenti”.



Secondo il politico israeliano, gli ostaggi andrebbero liberati “in uno scambio unico, perché allungarlo nel tempo? Quindi, riprendiamo subito a combattere. Su Hamas questo governo non è mai stato falco: hanno sempre preferito Hamas all’Olp”. A detta dell’ex viceministro “il 7 ottobre è stato la totale sconfitta della politica di Netanyahu: ha voluto ignorare un partner che era pronto al compromesso per i due Stati e il cui leader, Abu Mazen, si dice assolutamente contrario alla guerra. E comunque la pace si fa dopo la guerra. Oggi non possiamo parlare con gli autori degli orrori del 7 ottobre, ma dobbiamo farlo con l’Olp”. Secondo Beilin “Hamas non intende essere il nostro partner. Fu un errore che Hamas partecipasse alle elezioni palestinesi del 2006, il suo statuto prevede la distruzione dello Stato di Israele e dunque va contro le regole che gli stessi palestinesi si sono date”.



Beilin: “Hamas va battuta ed esclusa”

Yossi Beilin non chiede un stop nel conflitto ma un “riconoscimento pieno e la pace vera, non la tregua temporanea. Negli anni recenti quando proponevo la confederazione tra due Stati pensavo che avremmo potuto fare la pace con l’Olp e in parallelo la hudna con Hamas. Ma dal 7 ottobre non è più possibile: Hamas va battuta ed esclusa“. In Cisgiordania vivono oltre mezzo milione di coloni: “Di questi meno di centomila sono davvero ideologici: Qui tanti sostengono che, dopo Oslo, i palestinesi persero il treno dello Stato due volte, quando rifiutarono offerte che sfioravano il 95 per cento dei territori occupati” spiega al Corriere della Sera. Negli anni ci sono state varie occasioni: “I palestinesi hanno perso diverse opportunità, inclusi i piani offerti da Bill Clinton. Ma Israele non è da meno, per esempio quando ignorò l’iniziativa avanzata da Arabia Saudita e Paesi del Golfo nel 2002. Direi che le responsabilità sono miste”.



Distruggere Hamas, dunque, sarebbe la soluzione secondo l’ex viceministro. Cosa fare, però, con i civili di Gaza? “Io proporrei loro di lasciare la Striscia, come Arafat lasciò Beirut nel 1982. E noi rinunceremo alla nostra presenza militare. Se rifiutano dovremo invece continuare la guerra sino in fondo”. Chi governerebbe, allora, Gaza? “Gli americani ci stanno lavorando e non solo loro. Credo ci debba essere una sorta di coalizione internazionale come in Cambogia nel 1991 sotto l’egida dell’Onu: funzionò per 18 mesi e permise lo sviluppo della democrazia”. Intanto a Israele sempre il governo ha sempre meno appoggio: “Il 75 per cento dell’elettorato si sposta verso le opposizioni, che credono alla soluzione dei due Stati, la stessa menzionata due volte al giorno dallo stesso presidente americano”.