Nitrato di ammonio? No, per alcuni esperti quella di Beirut potrebbe essere stata l’esplosione di un deposito di armamenti. Nelle ultime ore sta prendendo piede l’ipotesi che sia stato coinvolto esplosivo ad alto potenziale, contenuto dentro razzi o missili. «Non credo che al porto di Beirut ci fosse quella quantità di nitrato di ammonio, né che ci fosse un deposito di fuochi d’artificio», dichiara Danilo Coppe, tra gli esplosivisti più famosi d’Italia. Nel 2019 è stato consulente all’abbattimento dei resti del ponte Morandi. In un’intervista al Corriere della Sera pubblicata ieri ha dichiarato che ci sono diverse ragioni per le quali non crede al nitrato di ammonio. «Intanto la quantità: 2.700 tonnellate vorrebbe dire che qualcuno ha costruito una piscina olimpionica e l’ha riempita di quella sostanza». Inoltre, “mr dinamite” sostiene che dovesse esserci un catalizzatore, «perché altrimenti non sarebbe esploso tutto insieme». Non va neppure sottovalutato il fatto che il nitrato d’ammonio durante la detonazione «genera una inequivocabile nuvola gialla».



BEIRUT, ESPLOSIVO AD ALTO POTENZIALE NEL MAGAZZINO?

Nei video dell’esplosione si vede invece, oltre alla sfera bianca che si allarga, una colonna arancione tendente al rosso vivo che – spiega Danilo Coppe al Corriere della Sera – è «tipica della partecipazione di litio». Peraltro, sotto forma di litio-metallo «è il propellente per i missili militari». Per questo ritiene che lì ci fossero degli armamenti. Nei video sono poi assenti i “fischi” tipici dei fuochi d’artificio, ma sarebbe stato impossibile sistemarli vicino al silos granario, visto che le polveri possono diventare esplosive. «Mi sembra più probabile un accantonamento temporaneo di armamenti. Le munizioni infatti fanno botti tutti uguali, come quelli che si vedono prima della grande deflagrazione».



Danilo Coppe ha un’ipotesi sulla dinamica dell’esplosione di Beirut: da una prima esplosione è scaturito un incendio dove erano stoccate delle munizioni che poi si sarebbe allargato fino a dove c’era qualche esplosivo ad alto potenziale. Considerando che ci sono finestre distrutte a 4 chilometri di distanza, è plausibile per l’esplosivista che «ci fossero 8-10 tonnellate di esplosivo ad alto potenziale». Tra la prima e la seconda esplosione si vede poi scoppiettare qualcosa, da qui l’ipotesi dei fuochi d’artificio. Ma per Danilo Coppe, che è intervenuto anche all’AdnKronos, «sono munizioni, proiettili quelli che partono».

Leggi anche

CAOS LIBANO/ "Meglio ritirare Unifil, all'Italia non servono vedove di pace"