Sono circa 117 i milioni di euro stanziati dall’Onu per iniziare ad aiutare il Libano dopo la catastrofe di Beirut nei prossimi tre mesi: in particolare, spiega il documento Onu post videoconferenza dei donatori andata in scena questo pomeriggio «serviranno subito 66,3 milioni di dollari da elargire alle strutture sanitarie che hanno accolto i feriti, ai rifugi di emergenza per chi e’ rimasto senza casa, alle organizzazioni che si occupano di distribuire il cibo e a quelle che gestiscono la prevenzione e l’ulteriore diffusione del covid-19». L’Europa stanzierà 30 milioni di euro in aiuti umanitari ed economici, la Germania 10 milioni extra, mentre Macron ha fatto sapere aprendo la videoconferenza «E’ importante che gli aiuti arrivino più in fretta possibile agi attori pubblici e privati, alle ong e alla società civile sotto la supervisione Onu». Sono poi ulteriori 15 milioni di dollari che arriveranno dagli Usa, anche se non andranno al Governo ma direttamente a coloro che hanno bisogno, a partire dalle autorità mediche American University di Beirut e American Lebanese University. «L’obiettivo di oggi è agire in fretta e in modo efficace per coordinare i nostri aiuti in modo che arrivino al popolo libanese il sostegno alle famiglie, agli amici delle vittime e a coloro che hanno portato i soccorsi», conclude Macron. Nel frattempo proseguono le fortissime proteste anche oggi in piazza con scontri e feriti contro il Governo libanese definito «corrotto»: ad “avallare” la tesi della poca chiarezza sull’esplosione di Beirut ci ha poi pensato alla conferenza virtuale il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, «gli Stati Uniti sono pronti e disponibili a continuare a fornire aiuti al popolo del Libano. Il presidente ha stabilito con gli altri leader che lavorerà in stretto coordinamento negli sforzi internazionali di risposta. Inoltre, Trump ha invitato il governo del Libano a condurre un‘indagine completa e trasparente, alla quale gli Stati Uniti sono pronti a fornire assistenza», riporta la nota della Casa Bianca. A rispondergli a distanza è lo stesso Presidente del Libano Michel Aoun «un’indagine internazionale sull’esplosione nel porto di Beirut sarebbe una perdita di tempo. L’obiettivo delle richieste di un’indagine internazionale sulla vicenda al porto è quello di perdere tempo», riferisce Al Arabiya.
CONFERENZA SUGLI AIUTI AL LIBANO
Alle ore 14 scatta la videoconferenza internazionale dei donatori per gli aiuti al Libano dopo la terribile doppia esplosione nel porto di Beirut del 4 agosto scorso che ha distrutto metà della capitale libanese: voluta fortemente dal Presidente francese Emmanuel Macron – che in visita a Beirut aveva detto di voler affidare gli aiuti economici ma «basta corruzione in Libano» – la videoconferenza vedrà la presenza tra i 30 Paesi aderenti all’iniziativa gli Usa di Donald Trump («tutti vogliono aiutare») e l’Italia con il Premier Giuseppe Conte. Ad aprire il tavolo virtuale l’ideatore Emmanuel Macron, seguito dall’altro organizzatore il segretario generale Onu Antonio Guterres e subito dopo il presidente libanese Michel Aoun: in un’unica videoconferenza saranno riuniti e uniti, almeno per un giorno, Cina, Usa, Russia e tutti i principali Paesi dell’Unione Europea.
CAOS IN LIBANO CONTRO IL GOVERNO
158 persone morte
ufficialmente, ancora decine i dispersi, quasi 6mila feriti e almeno 15 miliardi di dollari di danni complessivi creati dopo l’esplosione – probabile ma ancora non confermata – di 2mila tonnellate di nitrato d’ammonio all’interno del porto di Beirut: queste le cifre principali che hanno spaventato non solo il Libano ma l’intera comunità internazionale e da questo partiranno le discussioni nella videoconferenza prevista per questo pomeriggio. Durante l’Angelus di oggi da Piazza San Pietro anche Papa Francesco ha lanciato il suo personale monito «la catastrofe di martedì scorso chiama tutti, a partire dai Libanesi, a collaborare per il bene comune di questo amato Paese. Il Libano ha un’identità peculiare, frutto dell’incontro di varie culture, emersa nel corso del tempo come un modello del vivere insieme. Certo, questa convivenza ora è molto fragile, lo sappiamo, ma prego perché, con l’aiuto di Dio e la leale partecipazione di tutti, essa possa rinascere libera e forte. Invito la Chiesa in Libano ad essere vicina al popolo nel suo Calvario, come sta facendo in questi giorni, con solidarietà e compassione, con il cuore e le mani aperte alla condivisione. Rinnovo inoltre l’appello per un generoso aiuto da parte della comunità internazionale». Nel frattempo è caos in Libano dopo le proteste di ieri contro il Governo sciita, con un poliziotto morto e almeno 20 arresti tra i più violenti dei giovani scesi in piazza dopo la catastrofe di Beirut: ieri sera la Croce Rossa libanese ha fornito un bilancio totale di 238 feriti, di cui 63 ricoverati in ospedale e 175 medicati sul posto. Stamane la Ministra dell’informazione, Manal Abdul Samda, ha annunciato le dimissioni in aperta polemica con il Premier Hassan Diab.