Belgio: crescono le richieste di sbattezzo
La Chiesa cattolica del Belgio si trova, da tre anni a questa parte, a far fronte ad un aumento impressionante delle richieste di rinuncia al battesimo, tecnicamente chiamata ‘sbattezzo‘. Stimare l’effettiva portata di questa situazione è piuttosto complicato, soprattutto perché la chiesa si è sempre mostrata restia a parlare di questi casi, come sintetizza padre Tommy Scholtès (portavoce della Conferenza episcopale), che si limita a dirsi “molto rattristato“.
Secondo stime fornite dal quotidiano francese Le Croix, le richieste di sbattezzo in Belgio sono cresciute soprattutto a partire dal 2019, con un picco particolarmente alto nel 2021. Sono state, infatti, in media tra le 1.000 e le 2.000 le richieste presentate, mentre nel 2021 se ne sono registrate più di 5.000. La ragione di questa fuga di fedeli è dovuta, secondo lo stesso Scholtès, a causa degli abusi avvenuti all’interno della chiesa. Inoltre, alla fine del 2023 in Belgio è stato fatto circolare un documento che raccoglie parecchi racconti di abusi che, stima Vincent Delcorps, redattore del sito web CathoBel, avrà un forte impatto sulle richieste di sbattezzo. “Nelle Fiandre, questo documentario ha avuto l’effetto di una bomba”, spiega Delcorps a Le Croix, al punto che “la Chiesa ha dovuto assumere qualcuno per far fronte a tutte le richieste che si sono riversate dopo la sua diffusione”.
Lo scontro tra la chiesa in Belgio e gli ex fedeli
Oltre alla questione sulle richieste di sbattezzo in Belgio, tuttavia, si starebbe aprendo anche un acceso dibattito in merito al fatto che la chiesa si rifiuta di riconoscere concretamente queste richieste. Facendo un passo indietro, infatti, a fronte di una richiesta di questo tipo la chiesa belga non elimina il nome dell’ex fedele dall’elenco dei fedeli battesimati, ma annota il fatto che ‘desidera lasciare la chiesa‘.
Entra, dunque, in gioco un ex fedele del Belgio che ha chiesto lo sbattezzo e la rimozione dal registro, incappando nell’opposizione da parte della chiesa. Ha, dunque, deciso di appellarsi all’autorità belga per la protezione dei dati, che a fine dicembre ha riconosciuto, nel comportamento della chiesa, una violazione del Regolamento generale sulla protezione dei dati europeo. “Dal punto di vista della protezione dei dati”, spiega Hijmans, presidente dell’autorità belga, “il trattamento a vita dei dati, per di più di natura sensibile, di una persona che ha chiesto di lasciare la Chiesa non può essere giustificato”. A poco è servita, tuttavia, la sentenza perché nonostante la chiesa del Belgio è stata ‘condannata’ a stralciare il nome di chi ha richiesto lo sbattezzo, ha deciso di opporsi e la questione, ora, potrebbe arrivare fino alla Corte di giustizia europea, dato che è stato tirato in ballo un regolamento comunitario.