Bella Ciao” a messa e la polemica (ri)esplode su Don Massimo Biancalani: il prete pro-migranti e anti-Salvini, come lui stesso si è definito in più occasioni, questa volta ha scollinato le cronache locali con il video che lo inquadra al centro dell’altare con alcuni fedeli al termine della Santa Messa intonare come canto all’uscita nientemeno che l’inno partigiano. Inevitabili le polemiche a livello di Diocesi. con il vescovo che ha subito preso le distanze dal sacerdote di Pistoia «Mi risulta incomprensibile come un sacerdote possa disattendere così tranquillamente e quasi a mo’ di sfida, quanto il vescovo dice. Rimango stupito e amareggiato. E tutto per una cosa davvero sciocca che la capiscono anche i bambini: “O bella ciao” è un bellissimo canto che anch’io ho cantato mille volte e sempre con gioia. Tra l’altro, mio padre ha fatto parte delle formazioni partigiane che operarono sulle Alpi Apuane e io ne vado oltremodo fiero. Che però “O bella ciao” non sia un canto liturgico, è talmente ovvio che mi pare superfluo persino dirlo», ha spiegato il vescovo Tardelli all’Avvenire. Ma non solo: un appuntito “Caffè” di Massimo Gramellini sul Corriere della Sera ha preso di mira l’azione del Don “sardina”.



RAIMO VS GRAMELLINI (A SUA VOLTA VS DON BIANCALANI)

«Dopo avere detto «la Messa è finita, andate in pace», don Massimo Biancalani è rimasto in guerra davanti all’altare e ha cominciato a cantare «Bella Ciao», iscrivendo Gesù Cristo al movimento delle sardine. Senza dubbio il parroco antileghista avrà prima interpellato il superiore celeste, ma è probabile che ci sia stato qualche problema di comunicazione: chi scacciò dal tempio i mercanti difficilmente vi accoglierebbe certi cantanti. Non è questione di testo, ma di contesto»: punta di matita velenosa quella di Gramellini, vede nel Don pistoiese non tanto un problema “politico” ma proprio confessionale, un po’ come di fatto ha riportato anche il vescovo. «Si sente parlare di punizioni imminenti da parte del vescovo, quando magari basterebbe suggerire al prete-sardina l’ascolto quotidiano di una sonata di Bach. Rilassa i nervi e schiarisce le idee. «Bella Ciao» è assurta nel tempo a inno planetario contro l’oppressione. Se don Biancalani smania dalla voglia di cantarla in un luogo di culto, potrebbe trasferire la sua ugola nella cattedrale di Hong Kong. Intonare «Bella Ciao» dentro una chiesa ha senso solo nelle nazioni in cui è vietato, o pericoloso, farlo altrove», conclude il giornalista sul CorSera. Fine della polemica? Neanche per sogno: l’ex politico oggi autore e scrittore romano Christian Raimo – di recente assunto alle cronache nazionali per la polemica sulla candidata alle Regionali emiliane Lucia Borgonzoni – si ribella al “Gramellin-pensiero” e lo attacca su Facebook: «Il pezzetto di Gramellini oggi è di una disonestà intellettuale talmente dichiarata e sconcertante che va riportato per intero. Perché ci si trova dentro la filigrana del pensiero reazionario che è diventato egemone in Italia: fallacie argomentative, cinismo a buon mercato, paternalismo aggressivo, qualunquismo spacciato per saggezza, cattolicesimo da Restaurazione, un fastidio livido per tutto ciò che odora di povero o di libertà».

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