Che ci azzecca Bella ciao, il noto canto partigiano al termine di una Messa? Assolutamente nulla, come non centrerebbe l’Inno d’Italia. Certi sacerdoti amano “tracimare” oltre quello che è il proprio dovere, giudicando da quanto successo a Vicofaro in provincia di Pistoia, dove il parroco, don Massimo Biancalani, noto per il suo impegno a favore dei migranti, ha pensato bene di chiudere la celebrazione liturgica intonando Bella ciao. Non si conosce la reazione dei fedeli presenti, ma sicuramente si è trattata di una imposizione sfruttando la sua autorità di essere sull’altare e decidere quello che vuole. Alcuni giorni fa aveva annunciato sulla sua pagina Facebook l’intenzione di eseguire il canto firmando il post con la frase “Anche Vicofaro non si lega, nessun dialogo con chi fomenta l’odio”. Ora, a parte che il compito di un sacerdote, come insegna il papa, è proprio quello del dialogo, aveva anche ignorato gli ordini della diocesi, a cui un prete deve sottostare, altrimenti che si faccia la sua chiesa personale.
LA REAZIONE DELLA LEGA
Una nota stampa ufficiale aveva suggerito che in chiesa si devono solo eseguire canti appropriati, cioè con a tema Nostro Signore o la Madre. D’altro canto ci sono sacerdoti che in chiesa fanno cantare Vasco Rossi o altri artistucoli di musica leggera. Grande è la confusione sotto il cielo, direbbe il grande vate William Shakespeare. Hanno commentato, con ragione, due esponenti della Lega locale, il commissario provinciale Sonia Pira e quello comunale Roberto Rettore: “Non c’è proprio nulla da fare don Biancalani parroco di Vicofaro, non riesce a stare lontano da telecamere e taccuini dei giornalisti e nonostante l’aerto dissenso della diocesi al termine della messa domenicale ha invitato lo sparuto gruppi di fedeli a intonare Bella ciao. Sinceramente tacciateci pure di essere tradizionalisti ma in chiesa noi preferiamo che echeggino i classici canti liturgici e non canzoni che nulla hanno a che vedere con la religione”.