BENEDETTO XVI E L’APPELLO ALLA MISSIONE DELLA CHIESA

Il volume postumo di Benedetto XVI – “Che cos’è il cristianesimo”, pubblicato in questi giorni da Mondadori per esplicita volontà del Papa Emerito Joseph Ratzinger dopo la sua scomparsa – si prefissa il non minimale obiettivo di affrontare da vicino tutte le ultime riflessioni del Papa Emerito circa i temi fondamentali della religione cristiana. Un modo per Benedetto XVI di concedere un “testamento spirituale” alla cristianità che affronti in maniera approfondita temi e sfide che restano perennemente ‘all’orizzonte’ della Chiesa di Cristo. Su “La Stampa” di oggi viene pubblicata un’anticipazione del volume postumo di Benedetto XVI tratta dal capitolo “L’amore all’origine della missione”, discorso letto in occasione dell’inaugurazione dell’aula magna dell’Università Urbaniana intitolata proprio a Benedetto XVI. Era il 21 ottobre 2014, era passato un solo anno dalla storica rinuncia di Ratzinger e l’Università Pontificia Urbaniana volle dedicare l’intero ateneo a quel Pontefice e professore che per decenni ha guidato e innovato la dottrina cristiana.



«Cattolica”: questa definizione della Chiesa, che appartiene alla professione di fede sin dai tempi più antichi, porta in sé qualcosa della Pentecoste. Ci ricorda che la Chiesa di Gesù Cristo non ha mai riguardato un solo popolo o una sola cultura, ma che sin dall’inizio era destinata all’umanità», scrive Benedetto XVI nel suo discorso letto nel 2014 e ora contenuto nel saggio “Che cos’è il cristianesimo”. Rivolgendosi agli studenti presenti, il Santo Padre emerito scrisse «La vostra presenza, care studentesse e cari studenti, rispecchia il volto universale della Chiesa. Il profeta Zaccaria aveva annunciato un regno messianico che sarebbe andato da mare a mare e sarebbe stato un regno di pace (Zc 9,9s.). E infatti, dovunque viene celebrata l’Eucaristia e gli uomini, a partire dal Signore, diventano tra loro un solo corpo, è presente qualcosa di quella pace che Gesù Cristo aveva promesso di dare ai suoi discepoli. Voi, cari amici, siate cooperatori di questa pace che, in un mondo dilaniato e violento, diventa sempre più urgente edificare e custodire». Papa Benedetto XVI richiama alla missione unica e profonda del Cristianesimo e della Chiesa di Dio: «L’opinione comune è che le religioni stiano per così dire una accanto all’altra, come i Continenti e i singoli Paesi sulla carta geografica. Tuttavia questo non è esatto», sottolinea Ratzinger, «Noi, come cristiani, siamo convinti che, nel silenzio, esse attendano l’incontro con Gesù Cristo, la luce che viene da lui, che sola può condurle (le altre religioni, ndr) completamente alla loro verità. E Cristo attende loro. L’incontro con lui non è l’irruzione di un estraneo che distrugge la loro propria cultura e la loro propria storia. È, invece, l’ingresso in qualcosa di più grande, verso cui esse sono in cammino. Perciò quest’incontro è sempre, a un tempo, purificazione e maturazione. Peraltro, l’incontro è sempre reciproco. Cristo attende la loro storia, la loro saggezza, la loro visione delle cose».



FEDE, VERITÀ E PACE: IL DISCORSO DI PAPA BENEDETTO XVI NEL LIBRO POSTUMO

Papa Benedetto XVI affronta con coraggio il tema della critica della religione, dimostrando di non essere quel “dotto conservatore” chiuso nell’ortodossia: «La religione in sé non è un fenomeno unitario. In essa vanno sempre distinte più dimensioni. Da un lato c’è la grandezza del protendersi, al di là del mondo, verso l’eterno Dio. Ma, dall’altro, si trovano in essa elementi scaturiti dalla storia degli uomini e dalla loro pratica della religione. In cui possono rivenirsi senz’altro cose belle e nobili, ma anche basse e distruttive, laddove l’egoismo dell’uomo si è impossessato della religione e, invece che in un’apertura, l’ha trasformata in una chiusura nel proprio spazi», spiega ancora il Papa Emerito Joseph Ratzinger nel discorso letto ormai 9 anni fa. Secondo il Pontefice scomparso a fine 2022, la fede cristiana deve sempre sviluppare «tale forza critica anche rispetto alla propria storia religiosa. Per noi cristiani Gesù Cristo è il Logos di Dio, la luce che ci aiuta a distinguere tra la natura della religione e la sua distorsione».



Illuminante il passaggio in cui Benedetto XVI mette in relazione la fede, la verità e la tensione per un mondo di pace: tutt’altro che un tema “stantio” visti i tempi che stiamo vivendo purtroppo in questa epoca. «Si chiedono in molti, oggi, dentro e fuori la Chiesa – davvero la missione è ancora attuale? Non sarebbe più appropriato incontrarsi nel dialogo tra le religioni e servire insieme la causa della pace nel mondo? La contro-domanda è: il dialogo può sostituire la missione? Oggi in molti, in effetti, sono dell’idea che le religioni dovrebbero rispettarsi a vicenda e, nel dialogo tra loro, divenire una comune forza di pace. In questo modo di pensare, il più delle volte si dà per presupposto che le diverse religioni siano varianti di un’unica e medesima realtà», scrive ancora il Pontefice tedesco miticando con forza il considerare ogni religione uguale all’altra, in quanto la verità universale in questo modo viene del tutto ridimensionata. «La questione della verità, quella che in origine mosse i cristiani più di tutto il resto, qui viene messa tra parentesi. Si presuppone che l’autentica verità su Dio, in ultima analisi, sia irraggiungibile e che tutt’al più si possa rendere presente ciò che è ineffabile solo con una varietà di simboli. Questa rinuncia alla verità sembra realistica e utile alla pace fra le religioni nel mondo», mette in allerta Benedetto XVI: proprio questo ragionamento apparentemente “corretto” in realtà risulta «letale per la fede. Infatti, la fede perde il suo carattere vincolante e la sua serietà, se tutto si riduce a simboli in fondo interscambiabili, capaci di rimandare solo da lontano all’inaccessibile mistero del divino». Rivolgendosi infine agli studenti presenti e di tutto il mondo, il Papa Emerito con tenerezza esclama «Cari amici, vedete che la questione della missione ci pone non solo di fronte alle domande fondamentali della fede ma anche di fronte a quella di cosa sia l’uomo».