BENEDETTO XVI, IL PAPA DEL DIALOGO IN TERRA SANTA: OGGI LA SANTA MESSA IN SUFFRAGIO CON PAPA FRANCESCO
Per precisa scelta di Papa Francesco si terrà oggi in Basilica di San Pietro la Santa Messa in suffragio di Benedetto XVI, il Papa Emerito nato al cielo il 31 dicembre 2022 dopo una lunga malattia. Nei giorni caldi della terribile guerra in Medio Oriente sono tornati più volte alla mente le parole e il dialogo che l’allora Papa Ratzinger sempre incarnare nella difficile “tela” diplomatica in Terra Santa. Nel 2009 il Pellegrinaggio in Terra Santa rappresentò una svolta importante e non attesa nei rapporti fra le tre religioni monoteistiche: la pace oltre le differenze emerse in maniera lampante senza però che il Santo Padre “snaturasse” il messaggio del Vangelo imperniato sulla vittoria di Cristo sulla morte e sul peccato.
Eppure prima di quel viaggio tanto l’Islam quanto l’ebraismo non vedeva di buon occhio il Pontificato del considerato troppo “conservatore” Papa Benedetto XVI: lo storico discorso del 2006 all’Università di Ratisbona, sebbene contenesse una delle più lucide analisi sul rapporto tra fede e ragione, venne mal digerito dal mondo musulmano; così come allo Stato d’Israele non piacque il riallacciare i rapporti della Chiesa con tradizionalisti lefevriani, ritenuti negazionisti dell’Olocausto, come il vescovo Williamson. Sembrava dunque tutto apparecchiato per un disastro diplomatico e di relazione: ebbene, fu l’esatto opposto, rappresentando invece un punto di svolta e di dialogo tra ebrei, arabi, palestinesi e cristiani. Guardando a quanto accade oggi in Terra Santa, sembrano davvero tempi “lontanissimi” eppure è proprio sulla scia di quanto testimoniò Benedetto XVI 14 anni fa che è possibile ancora oggi ipotizzare l’irto percorso per portare alla vera pace (invocata ancora in questi giorni da Papa Francesco).
DA RATISBONA AL PELLEGRINAGGIO A GERUSALEMME: SOLO IL PERDONO SALVA LA PACE
Benedetto XVI durante il Pellegrinaggio in Terra Santa nel 2009 entrò prima nella moschea della Rocca – terzo luogo sacro all’islam a livello mondiale – si presentò al Muro del Pianto, luogo santo per gli ebrei, e celebrò messa nella valle di Josafat, davanti al Getsemani. «Invito i credenti nell’Unico Dio a vincere l’odio, la diffidenza, la rabbia, il desiderio di vendetta»: parlare in quella Terra Santa non era tanto più semplice di quanto gli scenari rappresentavano appena prima dello scoppio della guerra con gli attacchi di Hamas lo scorso 7 ottobre: dalla Cisgiordania alla stessa Gaza, le tensioni in Medio Oriente erano tutt’altro che “al minimo”, per di più tutto peggiorato dalla ferita ancora aperta dell’Occidente dopo gli attentati terroristici del 2001 (che portarono alle guerre sanguinose in Afghanistan e Iraq).
Riprendendo l’appello fatto da San Giovanni Paolo II, Benedetto XVI riprese il concetto chiave della pace che può fondarsi soltanto sul perdono: «Prego che la Chiesa in Terra Santa tragga sempre maggiore forza dalla contemplazione della tomba vuota del Redentore. In questa tomba essa è chiamata a seppellire tutte le sue ansie e paure, per risorgere nuovamente ogni giorno e continuare il suo viaggio per le vie di Gerusalemme, della Galilea ed oltre, proclamando il trionfo del perdono di Cristo e la promessa di una vita nuova. Come cristiani, sappiamo che la pace alla quale anela questa terra lacerata da conflitti ha un nome: Gesù Cristo». Benedetto XVI davanti a ebrei e musulmani non nascose il valore più alto della verità cristiana, ovvero la speranza nel bene rappresentato dalla vittoria di Cristo, ma seppe toccare le corde giuste del dialogo e della fraternità umana per provare davvero a recuperare la pace nei luoghi funestati da odio, violenza e guerre. «Gesù è la fonte della riconciliazione, che è al contempo dono di Dio e sacro dovere affidato a noi. Quale Principe della Pace, Egli è la sorgente di quella pace che supera ogni comprensione, la pace della nuova Gerusalemme», ripeté Ratzinger nel discorso al Santo Sepolcro. Una speranza davanti all’Occidente in declino per relativismo e secolarismo; una speranza per le tensioni in Israele e una speranza anche a quell’Islam moderato che non può accettare la violenza compiuta nel nome del Corano. Tutto questo rappresentò Benedetto XVI con la speranza che ancora oggi si possa giungere a quella stessa “tensione” di pace: «Cessate il fuoco! Cessate il fuoco! Fermatevi, fratelli e sorelle. La guerra sempre è una sconfitta», ha invocato Papa Francesco durante l’Angelus di domenica scorsa, «Non desistiamo. Continuiamo a pregare per la grave situazione in Palestina e in Israele e per le altre regioni della guerra».