COSA HA DETTO MONS. GEORG GÄNSWEIN SU MESSA IN LATINO, RATZINGER E PAPA FRANCESCO
Ha fatto rumore e non poco nella Chiesa l’intervista di Mons. Georg Gänswein, il segretario particolare di Benedetto XVI rimasto con lui fino agli ultimi istanti di vita, al quotidiano tedesco “Die Tagespost” a 24 ore dai funerali solenni in Vaticano per il Papa Emerito Joseph Ratzinger. Tra i vari ricordi del Pontificato resi dal vescovo che più di tutti è rimasto vicino al Sommo Pontefice tedesco fin dal primo giorno dell’elezione in Conclave, ve n’è uno che sta suscitando non poche polemiche: forse anche maggiori rispetto all’effettiva valenza che avrebbe voluto comunicare Padre Georg.
Il Motu Proprio “Traditionis custodes” – una sorta di stretta alla messa in latino, pubblicato da Papa Francesco nel 2021 – avrebbe addirittura “spezzato il cuore” a Benedetto XVI: lo sostiene Georg Gaenswein nell’anticipazione della video intervista a Guido Horst in uscita probabilmente nella giornata di domani, in occasione delle esequie solenni del Pontefice bavarese. Non appena la traduzione di quella breve intervista si è diffusa, è scattata nuovamente la corsa alla “contrapposizione” tra le diverse anime della Chiesa, quel dualismo Ratzinger-Bergoglio riemerso con forza in alcuni dopo la notizia della morte di Benedetto XVI. Veniamo dunque alle effettive parole tradotte dal tedesco proferite da Padre Georg al “Die Tagespost”: a domanda specifica sul motu proprio del 2021 “Traditionis Custodes” che racchiude i precedenti interventi di Benedetto XVI restringendoli in alcune parti (specie per le limitazioni al rito tridentino della Messa in Latino, riammesso nel Motu proprio di Ratzinger “Summorum Pontificum” del 2007), Mons. Gaenswein confida del dolore provocato in Ratzinger. «Quello è stato un punto di svolta. Credo che Papa Benedetto abbia letto questo motu proprio con dolore nel cuore».
L’INTERVISTA DI PADRE GEORG CHE “SORPRENDE” ALLA VIGILIA DEI FUNERALI DI BENEDETTO XVI
Sorprende questa intervista e in particolare il passaggio sulla messa in latino per la tempistica delle parole di Mons. Georg Gaenswein: alla vigilia dei funerali celebrati da Papa Francesco per il suo predecessore Benedetto XVI e sul solco della riaccese polemiche tra “conservatori” e “progressisti”. Parole che, ripetiamo, probabilmente non erano considerate come un attacco diretto a Papa Francesco ma più come un ricordo del recente passato in merito ad un tema molto caro a Ratzinger: il risultato però è stato detonante, con l’intervista al quotidiano tedesco che sta facendo il giro del mondo cattolico. In un altro passaggio della video-intervista, Padre Georg riassume l’immenso lascito dell’operato di Benedetto XVI: «In definitiva si trattava della questione di Dio o, per meglio dire, del centro della fede, per rimettere al centro Dio stesso e per ricordare e incoraggiare anche coloro che hanno responsabilità nella Chiesa a compiere i passi opportuni: la catechesi, poi si chiamava evangelizzazione».
Ai media vaticani sempre oggi il vescovo e segretario particolare di Joseph Ratzinger ha voluto ricordare gli ultimi attimi trascorsi a fianco dell’anziano Pontefice emerito: «Era un uomo profondamente convinto che nell’amore del Signore non si sbaglia mai, anche se umanamente si fanno tanti errori. E questa convinzione gli ha dato la pace e – si può dire – questa umiltà e anche questa chiarezza». Negli ultimi istanti di vita, prima delle fatidiche ultime parole rivelate al mondo proprio da Mons. Gaenswein “Signore Ti Amo”, il prelato tedesco svela «Abbiamo pregato per circa 15 minuti, tutti insieme mentre Benedetto XVI respirava sempre più affannato, sempre più si vedeva che non riusciva a respirare bene. Allora ho guardato uno dei dottori e ho chiesto: ‘Ma, è entrato in agonia?’. Mi ha detto: ‘Sì, e’ iniziata ma non sappiamo quando tempo dura”». La preghiera è poi durata in silenzio fino alle 9.34 del 31 dicembre mattina: «È morto nell’ottava di Natale, il suo tempo liturgico preferito, nel giorno di un suo predecessore – San Silvestro, Papa sotto l’Imperatore Costantino. Era stato eletto nella data in cui si fa memoria di un Papa tedesco, san Leone IX, dell’Alsazia; è morto nel giorno di un Papa romano, san Silvestro. Ho detto a tutti: ‘Chiamo subito Papa Francesco, è il primo che deve sapere‘. L’ho chiamato, e lui ha detto: ‘Vengo subito!’. Poi è venuto, l’ho accompagnato nella stanza da letto dove è morto e ho detto a tutti: ‘Rimanete’. Il Papa ha salutato, gli ho offerto una sedia, si è seduto accanto al letto e ha pregato. Ha dato la benedizione e poi si è congedato. Questo è accaduto il 31 dicembre 2022».