IL BIOGRAFO DI BENEDETTO XVI: “ECCO PERCHÈ HA DECISO DI FARE LIBRO POSTUMO”
Ad un mese esatto dalla morte del Papa Emerito Benedetto XVI, l’amico teologo e biografo Elio Guerriero su “Avvenire” spiega il perché è stato scelto dal Pontefice Joseph Ratzinger di pubblicare tutti gli scritti successivi alle dimissioni nel libro postumo “Che cos’è il Cristianesimo”. Il filo conduttore, spiega l’autore, «è un accorato appello a desistere da atteggiamenti che possono recare danno all’unità della Chiesa e favorire il distacco dalla comunione cattolica». Ma la genesi di tale opera parte da molto più lontano, da almeno il 2017: è in quell’anno che Benedetto XVI pubblicò sulla rivista “Communio” int lingua tedesco un articolo sul rapporto tra ebrei e cristiani avviato dal Concilio Vaticano II. «Qualche tempo dopo mi telefonò monsignor Gänswein dicendomi che il papa emerito desiderava vedermi e mi fissò un appuntamento. Trovai papa Benedetto amareggiato. Lo angustiavano le dicerie, provenienti dalla Germania, sulla sua presunta contrarietà al dialogo tra ebrei e cristiani», spiega Guerriero.
Il teologo tradusse su richiesta di Ratzinger quel testo in italiano per evitare altri fraintendimenti ma un altro fatto piuttosto importante era pronto e inatteso all’orizzonte: «Il rabbino capo di Vienna Arie Folger prese le difese del papa emerito in un articolo pubblicato su un settimanale di cultura e vita ebraica in lingua tedesca. A sua volta papa Benedetto rispose cordialmente mentre il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni mi incoraggiò a far conoscere questo scambio epistolare anche in Italia». Nasce così il libro “Ebrei e Cristiani”, una raccolta dei documenti di Benedetto XVI sul rapporto tra le due fedi “sorelle”: «Visto il buon esito della pubblicazione del testo su Ebrei e cristiani perché non pubblicare in volume tutti i testi scritti nel periodo posteriore alle dimissioni?», chiese Guerriero al Papa Emerito.
“UNITÀ DELLA CHIESA E POLEMICHE STRUMENTALI”: COSA HA DETTO ELIO GUERRIERO, CURATORE DEL LIBRO BENEDETTO XVI
Succede poi che dalla Germania arrivano nuovi e più pesanti attacchi a Benedetto XVI con le ignobili accuse di aver “coperto” un sacerdote pedofilo quando il Card. Ratzinger fu vescovo di Monaco: «Anche questa volta si trattava di un’accusa strumentale, tanto più ingiustificata in quanto da cardinale e poi da papa in carica Benedetto aveva agito con grande determinazione nel denunciare gli abusi commessi dai chierici. Fu allora che Benedetto mi scrisse che il libro, cui intanto stava lavorando, doveva essere pubblicato dopo la sua morte». La preoccupazione di questo scritto poi uscito in questi giorni è proprio la preoccupazione per l’unità della Chiesa, racconta Guerriero: «il Papa emerito parte da lontano, da Lutero. Il Padre di Gesù non è un Dio della paura, da cui, secondo il riformatore tedesco, ci libera la sola fede. La caratteristica principale del Padre è la misericordia. Egli ha creato un mondo bello e buono, ha stretto un patto di alleanza con il popolo di Israele, ha inviato il suo Figlio per annunciare la salvezza a tutti gli uomini. In questo contesto un ruolo fondamentale spetta ai vescovi, successori degli apostoli, e ai sacerdoti. Essi sono chiamati per vocazione a stare alla presenza di Dio e a offrire il sacrificio di Cristo. Diventa così reale la presenza di Gesù nell’Eucaristia».
Una certa qual freddezza Ratzinger la ripone nel dialogo tra cattolici ed evangelici in Germania e in generale in tutti quei dialoghi “ecumenici” che non pongono al centro la verità stessa del messaggio cristiano: «Egli invita, tuttavia, i cattolici, in particolare i vescovi e i sacerdoti, a non svendere il mistero centrale della fede cristiana. Il dialogo ecumenico è un percorso che, secondo un’espressione di sant’Ireneo, richiede il tempo della crescita e della maturazione». Ma l’intento di Benedetto XVI è sempre quello dell’unità, senza però la “rinuncia” alla verità che resta un “cancro” non da poco per la fede in Cristo. A chi poi pone in continua contrapposizione Benedetto e Francesco, il teologo e biografo ricorda su “Avvenire” quanto scritto dallo stesso Ratzinger nel libro postumo: «Alla fine delle mie riflessioni vorrei ringraziare papa Francesco per tutto quello che fa per mostrarci di continuo la luce di Dio che anche oggi non è tramontata. Grazie santo Padre!». Nessuno dovrebbe dunque permettersi, spiega Elio Guerriero, «di coinvolgere papa Benedetto nelle dispute tra cosiddetti conservatori e progressisti. Grande teologo e uomo di Chiesa, il Papa defunto con la pubblicazione di questo volume voleva proprio andare oltre le divisioni, ristabilire un clima di comunione e fratellanza nella Chiesa, in particolare in quella tedesca da lui tanto amata. Né è lecito ridurre il discorso di papa Benedetto solo all’ambito ecclesiastico perché ha implicazioni religiose e politiche di grande rilevanza e attualità per l’Europa e per l’Italia».