DIMISSIONI BENEDETTO XVI PER COLPA DI OBAMA? LA TESTIMONIANZA CHOC

La rinuncia di Benedetto XVI al Soglio Pontificio, le pressioni di Obama e addirittura l’opera del diavolo: escludiamo subito ogni possibile fraintendimento “complottista” o simili, ma con ancora negli occhi e nel cuore il commiato ad un grande Papa della Chiesa ci limitiamo a riportare quanto emerso negli scorsi giorni circa il riemergere dei fatti avvenuti in quel lontano febbraio 2013. Questa sera a “La Scelta” su Rai 3 (ore 23.40) nell’intervista rilasciata da Mons. Georg. Ganwsein – vescovo e segretario particolare di Benedetto XVI – sarà possibile ripercorrere quel passaggio che molto rumore ha fatto nei giorni immediatamente successivi alla morte del Papa Emerito Joseph Ratzinger. Registrata pochi giorni prima della scomparsa del Pontefice bavarese, nell’intervista Padre Georg rivela «Il diavolo ha agito contro Benedetto XVI in Vaticano». La persona che più è stata vicino al Sommo Pontefice Emerito e che con commozione stamane in Piazza San Pietro ha pianto davanti al feretro di un amico, rivela ad Ezio Mauro come fu un duro colpo per Benedetto XVI la vicenda della pedofilia, dello scandalo IOR e dei documenti trafugati nel cosiddetto “Vatileaks”: «La parola scandalo certamente è un po’ forte, ma vero è che durante il pontificato ci sono stati molti problemi, Vatileaks, poi lo Ior. Ma è ovvio che, come direbbe Papa Francesco, il cattivo, il maligno, il diavolo non dorme. È chiaro, cerca sempre di toccare, di colpire dove i nervi sono scoperti, e fa più male». Il segretario particolare di Benedetto XVI, con lui fino agli ultimi istanti di vita, si dice certo: «il diavolo l’ho sentito in realtà molto contraria contro Papa Benedetto».



Sul blog del vaticanista Marco Tosatti (“Stilvm Curiae”) è intervenuto dopo la scomparsa di Benedetto XVI un generale dell’esercito italiano in pensione, Piero Laporta con un articolo piuttosto controverso ma assai spiazzante: «La cerchia romana (e Usa…) che voleva far dimettere Benedetto», poi ripreso da Tino Oldani su “Italia Oggi” a ridosso dei funerali di Papa Ratzinger. Ebbene, in base ai ricordi e alle fonti di Laporta, in quella presunta “cerchia” facevano parte «un emissario di primo piano del governo Usa, con le mani in pasta nella finanza (dove è ancora) e nella politica italiana, e un personaggio dei piani alti della National Security Agency (Nsa) che andava vantandosi delle dimissioni alle quali presto sarebbe stato costretto Benedetto XVI, mentre scorrevano le prime settimane del suo pontificato. Lo fece con disinvoltura e protervia, dalla quale trapelò il disegno persino al di sopra della sua pur potentissima organizzazione». L’allusione è evidente e porta dritto alla Casa Bianca, occupata in quel periodo della rinuncia di Benedetto XVI dal due volte Presidente Usa Barack Obama. Già quando Ratzinger venne eletto nel 2005 in pratica ci sarebbe stato in Vaticano un “uomo della Nsa” che faceva pressioni per un Pontificato all’opposto dell’idea conservatrice e tradizionale del Cardinale ex Propaganda Fide.



“RICATTO USA SUL VATICANO E DIMISSIONI BENEDETTO XVI”: COSA HA DETTO IL GENERALE LAPORTA

I ricordi di Laporta si aggiungono alle considerazioni fatte nel 2020 dallo scrittore e biografo di Benedetto XVI, Peter Seewald, il quale riportò diversi giudizi di Benedetto XVI in merito ad alcuni leader mondiali. Ed ecco che rispunta il nome di Barack Obama, come ricorda bene Oldani: «il presidente Usa dal 2009 al 2017, aveva lanciato e portato avanti idee che il Papa “non poteva condividere”. Da presidente, e prima ancora da dirigente di primo piano del partito democratico Usa, Obama è stato l’antesignano dei “nuovi diritti” in materia sessuale e delle aperture legislative necessarie. Una linea ritenuta progressista, perseguita dalle élites Usa già nel 2005 (compresa la Nsa), e messa in atto da Obama durante il suo mandato, affiancato dal favore dei media mainstream e dal movimento Lgbt, che l’ha esportata in Europa». La tesi di Laporta e dello stesso Oldani è che le dimissioni di Benedetto XVI avvenute, a sorpresa (per il mondo, dato che in realtà Ratzinger le meditava fin dalla primavera del 2012) il 28 febbraio 2013 non siano da spiegare solo con gli acciacchi fisici. Un articolo del sito belga Media Press Info del 5 aprile 2015 rivelò come poche settimane prima delle dimissioni di Benedetto XVI «tutte le transazioni della banca del Vaticano, lo Ior, furono bloccate. E senza aspettare l’elezione di papa Bergoglio, il sistema Swift è stato sbloccato subito dopo le dimissioni di Benedetto XVI».



Ancora il quotidiano belga, ricordato oggi da Oldani su “Italia Oggi”, sottolineava come «C’è stato un ricatto venuto non si sa da dove, per il tramite di Swift, esercitato su Benedetto XVI. Le ragioni profonde di questa storia non sono state chiarite, ma è evidente che Swift è intervenuto direttamente nella direzione degli affari della Chiesa». Un ricatto, lo stesso di cui parla il generale Laporta (con parole al vetriolo) in merito alle sue fonti sull’uomo della Nsa in Vaticano: «quel coté romano, una cupola di demoni, che isolò S.S. Benedetto XVI di venerata memoria, lasciandolo solo mentre i sicari della Nsa flagellavano la verità, per poi crocifiggerla». Quel famoso blocco del circuito Swift venne attuato dopo che nel marzo 2012 il Dipartimento di Stato Usa (con presidente Obama, vice Joe Biden era Hillary Clinton alla guida del Dipartimento) aveva inserito il Vaticano tra i paesi suscettibili di monitoraggio per il riciclaggio di denaro. Ebbene, quel blocco venne rimosso dopo le dimissioni di Benedetto XVI e l’elezione di Papa Francesco: anni dopo scoprimmo tutti che la gestione di Ior e finanze vaticane erano tutt’altro che esenti da colpe, di certo non imputabili a Ratzinger (che combatte con tutte le forze, così come sul fronte pedofilia). Questo però non toglie che le “voci” circa pressioni in arrivo da Washington per un “cambio” in Vaticano siano comunque da tenere sotto stretto controllo: “prove” di questioni “opache” si intersecano tra Vatileaks, Ior, dimissioni storiche del Pontefice regnante e presunti ricatti alla Banca del Vaticano. Che poi tutto questo significhi davvero quanto denunciato dal generale, ecco qui sospendiamo il giudizio in attesa di possibili nuove prove che smentiscano o confermano l’inquietante giro di pressioni contro un grande Papa come Benedetto XVI.