IL RICORDO DEL CARDINALE KOCH AD UN ANNO DALLA SCOMPARSA DI BENEDETTO XVI
Creato cardinale nel 2010, collaboratore del Papa Emerito e oggi prefetto del Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani: il card. Kurt Koch, intervistato da “Avvenire”, ricorda ad un anno di distanza la scomparsa del grande Benedetto XVI ponendo in primo piano il ruolo di appassionato testimone e teologo, «un uomo innamorato di Gesù prima di tutto». La grande eredità che lascia tutt’oggi Papa Ratzinger è quella sui noi credenti, osserva il cardinale classe 1950: «ha messo al centro della sua lunga vita la questione di Dio e il cristocentrismo. Tutta la sua esistenza da “semplice” teologo di professione poi da cardinale e infine da Papa ha avuto come verità ultima questa, quasi una stella polare del suo agire: i cristiani non credono in un Dio qualunque, ma in un Dio che ha un rapporto con l’uomo, un Dio che si è rivelato attraverso Gesù Cristo».
Fu lo stesso Benedetto XVI non solo a ordinarlo cardinale ma ad affidargli il ruolo delicato del Dicastero che sostituì il Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani: «La prima volta che conobbi da vicino il cardinale Ratzinger fu nel 1988 durante i funerali da lui presieduti in Svizzera del suo amico Hans Urs von Balthasar con cui condivideva assieme ad Henri de Lubac questa idea semplice e suggestiva». Secondo Koch, Ratzinger e la sua cerchia che impropriamente viene definita “conservatrice” volevano «rinnovare la Chiesa secondo gli insegnamenti del Vaticano II, in continuità con la Tradizione». Non cambiare tanto per farlo né mantenere una rigidità poco ancorata al presente: Benedetto XVI ha posto al centro della liturgia e del Magistero l’amore per Cristo e la necessità di riscoprire la fede per tutti. Dei tre anni passati da collaboratore nella Curia, dal 2010 fino alla rinuncia di Ratzinger nel 2013, Koch ricorda bene i tratti più commossi di quel rapporto: «Scoprire il suo tratto gentile, affabile, signorile di un Papa in ascolto della visione di chi gli sta accanto, dell’altro e attento al primato della persona».
CARD. KOCH: “IL MIO ULTIMO INCONTRO CON RATZINGER, MI COLPÌ LA CURIOSITÀ”
Papa Benedetto aveva un’attenzione spasmodica per la vita eterna e le “cose ultime”, ricorda ancora il card. Koch ad “Avvenire” celebrando la memoria del Papa Emerito scomparso un anno fa: «Il tema lo ha sempre affascinato perché, a giudizio di Benedetto XVI, è Dio stesso che vuole per ognuno di noi il premio della vita eterna. Si tratta di un gran dono di Dio per noi». Fu proprio Benedetto XVI nell’opera “Escatologia. Morte e vita eterna” a scrivere il fulcro del suo pensiero in merito, «Se noi lasciamo abitare Dio in noi durante la nostra vita avremo nel futuro una bellissima abitazione in Dio dopo la morte». Quel suo abbandonarsi docile e lieto in quegli ultimi istanti di vita, “pronto per abbracciare il Signore” riflettono, aggiunge il cardinale, proprio «la fiducia di Benedetto in Dio nella vita eterna e nell’aldilà».
In merito ai punti di contatto tra Benedetto XVI e Papa Francesco, il cardinal Koch analizza il tema della misericordia come «valore verso anche i lontani, quelli fuori dal recinto ufficiale della Chiesa», così come la comune lotta alla mondanità nella Chiesa. Sul finire dell’intervista il cardinale svizzero racconta i suoi ultimi incontri con Papa Ratzinger nel settembre 2022, a soli tre mesi dalla morte del Pontefice Emerito: «La sua voce era molto debole ed era molto difficile capirlo. Ad aiutarci in questa interlocuzione fatta di gesti e di parole fu il suo segretario particolare l’arcivescovo Georg Gänswein. Mi colpì comunque la curiosità e la fiducia che riponeva sui giovani teologi che studiavano il suo pensiero».