Separare gli standard di benessere degli animali dalla produttività e dal profitto è una “scelta morale” di estrema importanza. È quanto ha decretato il responsabile della Commissione europea per il benessere degli animali. Come si apprende dal portale Euractiv, la Commissione sta rivedendo la legislazione comunitaria sul benessere degli animali nell’ambito della strategia Farm to Fork, la politica alimentare di punta dell’Unione.



La proposta dovrebbe essere presentata a settembre ed è attualmente oggetto di una valutazione d’impatto delle diverse opzioni politiche a disposizione dell’esecutivo europeo. In particolare, Euractiv ha notato una tendenza degli allevatori a seguire le raccomandazioni dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (EFSA), un trend importante in quanto le recenti relazioni scientifiche a cura dell’Agenzia mostrano che i sistemi senza gabbie sono i più efficaci in termini di benessere degli animali. Inoltre, “c’è una chiara richiesta da parte dei cittadini europei di mantenere gli standard [di benessere animale] al passo con la rivoluzione scientifica e tecnologica” ha dichiarato Andrea Gavinelli, responsabile dell’unità per il benessere degli animali presso il servizio di sicurezza alimentare della Commissione, in un recente evento a Bruxelles. Eppure, per Gavinelli, la “questione sul tavolo oggi” è la “scelta morale“: l’Unione Europea sarà “abbastanza coraggiosa” da separare questa revisione dal profitto e dalla produttività?



Benessere animali, priorità rispetto al profitto, ma allevatori chiedono più incentivi

Il benessere degli animali dovrebbe essere separato dalla produttività e dal profitto, secondo la Commissione europea per il benessere degli animali. Al momento, gli stakeholder si sono detti disponibili alla possibilità di sacrificare aumenti di produttività per innalzare gli standard di benessere, tuttavia hanno precisato che l’Unione Europa dovrà fornire maggiori finanziamenti per compensare gli allevatori e conservare il loro profitto. Thomas Duffy, allevatore e vicepresidente dell’associazione europea dei giovani allevatori CEJA, infatti dichiarato a Euractiv che “un allevatore sarà felice di spendere 10.000 euro per una spazzola per mucche che non avrà alcun impatto sulla produttività“, ma che tuttavia “il problema è che se si vuole un cambiamento generalizzato, se si vogliono miglioramenti più complessi del benessere animale che siano slegati dalla produzione, bisogna tenere conto dei fattori socio-economici”.



Per esempio pagando gli allevatori in base al rendimento degli investimenti, tenendo conto delle dimensioni dell’azienda, o gli organismi nazionali “semplicemente fornendo i fondi per farlo“, ha aggiunto Duffy. D’altro canto, la vicepresidente della Federazione dei veterinari d’Europa Mette Uldahl ha sottolineato che oltre agli incentivi, l’Unione Europea dovrà “fare attenzione a non decidere troppo e poi non farlo rispettare“.