Tensione e paura nel carcere di Benevento, dove è in corso una durissima rivolta che sta mettendo a ferro e fuoco l’istituto penitenziario: alcuni agenti sono feriti, altri sono stati presi in ostaggio. Al momento il bilancio dei sindacati degli agenti di polizia penitenziaria parlano di due agenti feriti in modo serio. La situazione è stata definita «molto grave» da Tiziana Guacci del Sappe (Sindacato autonomo polizia penitenziaria), che riferisce di segni di allarme riguardo una tensione in aumento.
Come evidenziato dall’AdnKronos, i detenuti al quarto piano hanno compiuto una devastazione «per futili motivi». Alcuni agenti sono stati presi in ostaggio, altri sono stati trasportati in ospedale perché feriti. Guacci spiega che la situazione è drammatica e sul posto sono accorse altre forze dell’ordine in supporto, ma auspica il tempestivo intervento dei vertici dell’amministrazione penitenziaria, a livello non solo locale, ma anche nazionale. Ma ricorda anche i segnali lanciati in passato riguardo le tensioni registrate nelle carceri in Campania, perché del resto quanto accaduto oggi non è un fulmine a ciel sereno per i poliziotti.
“QUOTIDIANE AGGRESSIONI CONTRO LA POLIZIA PENITENZIARIA”
Anche il segretario del sindacato Donato Capace si è espresso in merito alla rivolta in carcere a Benevento, spiegando come il comportamento dei detenuti sia «irresponsabile e gravissima». Anche lui rimarca le denunce presentate nel tempo riguardo le condizioni nelle carceri e i focolai di tensione sempre accesi. Capace evidenzia, come riportato dall’Adnkronos, come gli agenti della polizia penitenziaria riescano a tener duro e resistere alle costanti aggressioni, ma i problemi non possono essere ignorati, così pure le aggressioni e criticità che stanno crescendo. Anche per questo motivo vengono chiesti «urgenti provvedimenti» con l’obiettivo di fermare questa «spirale di tensione e violenza» di cui gli agenti della polizia penitenziaria sono vittime, non solo nelle carceri in Campania, ma anche in quelle del resto d’Italia e di cui la rivolta a Benevento è solo un esempio concreto e immediato.
La rivolta scoppia peraltro all’indomani dell’intervento di Patrizia Sannino, garante dei detenuti per la provincia di Benevento, che era intervenuta sulla condizione di vita nelle carceri e sulla necessità di risanare il sistema delle carceri, colpito da sovraffollamento, carenza di persona e inefficienza dell’assistenza sanitaria. Aveva evidenziato che «l’indignazione non basta più» e chiesto attenzione alla politica, da cui invece si registra indifferenza.