Nella serata di ieri il talk di Rete 4, Dritto e Rovescio, classico appuntamento del giovedì sera condotto da Paolo Del Debbio, ha avuto come ospite il povero Beniamino Zuncheddu. Per chi non avesse seguito le cronache di queste ore si tratta di colui che è stato assolto in via definitiva dopo 33 anni di carcere, accusato ingiustamente per la strage del Sinnai, in provincia di Cagliari, risalente all’8 gennaio di 33 anni fa, 1991. In quell’occasione vennero uccise tre persone e una testimonianza “inchiodò” Beniamino Zuncheddu quando in realtà era totalmente estraneo ai fatti.



Paolo Del Debbio ha chiesto al suo interlocutore come stesse e lo stesso ha replicato: “Adesso che sono a casa mia sto bene”, svelando di aver chiesto più volte un incontro con il suo accusatore (il testimone di cui sopra), senza però mai riuscire ad ottenere un confronto diretto. L’ex condannato aggiunge a riguardo: “L’ho visto in tribunale alla revisione del processo; anche lui è una povera vittima non una, ma due volte”, precisa l’ex allevatore sardo, all’epoca dei fatti neanche 30enne, oggi 60enne. In ogni caso Beniamino Zuncheddu non prova rancore: “L’ho perdonato ugualmente”, a conferma di quanto lo stesso sia un forte credente, così come svelato in una recente intervista.



BENIAMINO ZUNCHEDDU: “CERCAVANO PER FORZA UN COLPEVOLE”

L’ex pastore punta però il dito contro “il clima” che ha portato alla sua detenzione, accusando di fatto gli inquirenti senza comunque fare nomi: “Cercavano per forza un colpevole, così facevano vedere all’opinione pubblica che il caso era stato risolto”. Ed ora cosa farà Zuncheddu? E’ normale chiedere un risarcimento allo Stato dopo aver passato più di tre decadi dietro le sbarre ingiustamente, con tutto ciò che significa.

“Sono rimasto senza un euro – svela tra l’altro il 60enne parlando ancora con Del Debbio – meno male che c’è la mia famiglia a sostenermi”. In ogni caso non sarà semplice arrivare ad ottenere un “rimborso”, così come spiegato dal suo avvocato, Mauro Trogu, sempre presente a Dritto e Rovescio: “tempi lunghi”.