Benno Neumair, pubblicate le motivazioni dell’ergastolo
Benno Neumair era pienamente capace di intendere e di volere nel momento in cui uccise i genitori. Sono queste le motivazioni della Corte d’assise che lo scorso 19 novembre hanno portato alla condanna del 31enne di Bolzano all’ergastolo. L’uomo uccise i genitori e gettò i corpi nel fiume Adige nel gennaio 2021: la confessione arrivò il 6 febbraio, dopo il ritrovamento del corpo della madre. La madre stessa, nei messaggi inviati ad un’amica, appariva preoccupata: “Ho paura di quella bestia”, diceva.
La Corte si è discostata dagli esiti della perizia: ha affermato la piena capacità di intendere e di volere di Benno in occasione dell’omicidio di Peter Neumair, suo padre. Anche in occasione del secondo omicidio, quello della madre Laura Perselli, l’imputato era capace di intendere e di volere: in questo caso la Corte ha condiviso le conclusioni peritali che indicavano una piena capacità dell’imputato. Dunque secondo la Corte il disturbo di personalità non ha inciso sulla capacità di intendere e di volere.
“Il disturbo di personalità non ha inciso sulla capacità di intendere e di volere”
Il disturbo di personalità di Benno Neumair, secondo la Corte, non ha inciso sulla capacità di intendere e di volere al momento del duplice omicidio. Riguardo il secondo omicidio, quello della madre, sussiste anche l’aggravante della premeditazione in ragione delle modalità di commissione: si tratta di un vero e proprio agguato. La Corte ha ricostruito i fatti del giorno dell’omicidio e di quelli successivi, analizzando le testimonianze e i risultati delle indagini scientifiche. L’esame, come spiegato dal Tribunale di Bolzano, ha portato ad affermare la commissione dei reati contestati da parte dell’imputato.
Madè Neumair, a Storie Italiane, aveva commentato in questi termini la condanna all’ergastolo del fratello: “Non è un traguardo, è la fine di un capitolo molto doloroso in quest’ultimo anno. Se qualcuno mi avesse detto prima quanto sarebbe stato doloroso, avrei pensato forse di non farcela. Speriamo che ora arrivi un po’ di pace. Questa pena, la sentenza, la lettura delle motivazioni non ci daranno indietro mamma e papà, ma forse ci ridaranno un po’ di pace”.