L’ad di Stellantis, Carlo Tavares, in assenza di incentivi pubblici ha minacciato tagli occupazionali a Mirafiori e Pomigliano. Marco Bentivogli, a lungo numero uno della Cisl, ne ha parlato sulle pagine del Quotidiano Nazionale. “Lo scenario si è completamente ribaltato. Quando Fiat acquisì Chrysler in Italia disse che sarebbe scomparsa. E quelli (opinionisti, politici, sindacalisti) che allora divennero star, schierandosi contro Marchionne, ora, con i francesi al comando, hanno messo il silenziatore esattamente come facevano con la vecchia Fiat” spiega. Il sindacalista spiega “che oggi in Italia si producono solo 521.842 auto. Eppure, lo scorso anno si è chiuso con 1.566.448 auto nuove immatricolate, +19% rispetto al 2022 ma -18% rispetto al 2019. L’Italia è all’ottavo posto per produzione di auto. Un terzo della Francia e metà della Spagna. Produciamo meno della metà di auto della Slovacchia (un Paese con 5 milioni di abitanti). La Volkswagen (in difficoltà) in dicembre ha superato per la prima volta dal 1928 la vendita di auto Fiat in Italia”.



Per Bentivogli “oggi la situazione è molto grave. E occorre fare sul serio. Il vantaggio di Psa erano le piattaforme modulari flessibili CMP con cui costruire oltre 5 modelli per impianto. È uno degli elementi utili ad ammortizzare i costi della transizione e lanciare nuovi modelli. In Italia non andavamo oltre i tre ma avevamo un sistema di organizzazione del lavoro e produzione più avanzato grazie alle linee evolutive del Wcm che rappresentarono la svolta di Fca. Invece di integrare i due punti di forza, i francesi hanno messo direttamente nei “cassoni” la chiave della produttività dei siti italiani centralizzando a Parigi tutta la ricerca, le strategie e le relazioni industriali”.



Bentivogli: “Stellantis? Servono investimenti alternativi”

Proprio nei giorni in cui Stellantis è finita al centro delle polemiche a causa dell’assenza di incentivi pubblici, si torna a parlare anche di Renault. Marco Bentivogli, al Quotidiano Nazionale, spiega: “In queste ore in cui, con più evidenza, ci si accorge dell’invasione delle auto elettriche cinesi, tardivamente, il governo francese forse si sarà accorto della miopia nazionalista e dello scarso europeismo industriale che dimostrò nel 2019 e riapre alla necessità di ri-coinvolgere Renault“. È possibile, allora, l’ingresso dello Stato italiano nel capitale? Secondo l’ex Cisl “la politica piuttosto che occuparsi seriamente di industria, come in Ilva preferisce liberare dalle responsabilità qualsiasi multinazionale (straniera o italiana) e mettere le mani al portafoglio. Abbiamo fatto gli accordi con Marchionne su un’ipotesi opposta. Salvare l’occupazione, rilanciare gli investimenti, riaprire gli stabilimenti sommersi di cassa integrazione. Prima di lui Fiat era dopata di finanziamenti pubblici”.



Il ministro Urso è intanto alla ricerca di un secondo produttore che investa in Italia: “È sempre meglio avere più produttori nel Paese. Senza nuovi investimenti alternativi a Stellantis, con 500.000 auto prodotte rischiamo la scomparsa del settore. Una buona parte della componentistica è collegata alla Germania che è in crisi. Troppi governi hanno lasciato correre. Il governo in carica si dichiara “sovranista”, ma al momento l’unico atteggiamento di protezione e promozione ha interessato i tassisti, i balneari, e forse gli allevatori”. Come dovrebbero agire, invece, i sindacati? “Il sindacato non è tutto uguale e non si è comportato allo stesso modo nel corso degli ultimi anni. Guardare al merito. Trovarsi d’accordo sul chiedere i soldi allo Stato non è difficile. Tavares dice che “costa troppo” produrre in Italia, ma non esplicita su cosa “eccediamo” rispetto per esempio ai francesi. Intanto la capitalizzazione del gruppo è a cifre record, oltre 61 miliardi di euro, il titolo in Borsa è cresciuto”.