BeoutQ, questo il nome del grande nemico della Serie A. Cinque milioni di italiani vedono le partite senza pagare, tra questi ce ne sono tantissimi che usufruiscono di questa piattaforma illegale. I contenuti (non solo sportivi, ma anche di intrattenimento) vengono trasmessi via satellite e in streaming. Come? Per la maggior parte sono “rubati” a BeIN Sports. Non abbiamo a che fare con il “pezzotto” nostrano, ma con un vero e proprio progetto industriale. I decoder BeoutQ vengono infatti venduti apertamente in tutti i negozi dell’Arabia Saudita, il cui governo però, come riportato dal Corriere dello Sport, nega ogni coinvolgimento. Ma per il Qatar, dove ha sede BeIN Sports, è il grande responsabile. E pensare che proprio in Arabia Saudita dovrebbe essere disputata la Supercoppa italiana: oltre al danno la beffa, come si suol dire. Ma torniamo ai decoder BeoutQ. I set-top box vengono commercializzati con i loghi di tutti i maggiori campionati di calcio europei e sono pubblicizzati anche online, quindi sono rintracciabili in tutto il mondo.



BEOUTQ, COS’È IPTV PIRATA E COME FUNZIONA

La maggior parte dei contenuti sportivi trasmessi sui canali satellitari di BeoutQ è ricavata da trasmissioni in diretta di BeIN Sports, con i loghi che vengono abilmente sovrapposti. Ma ha preso anche i suoi contenuti sportivi da altre emittenti regionali e internazionali, incorporando l’accesso a vari servizi IPTV che portano ad altri canali live e contenuti di intrattenimento. È una rata smisurata che ha creato diversi danni. Stando a quanto riportato da Bloomberg, BeoutQ ha piratato per almeno il 17 per cento delle entrate previste quest’anno da BeIN Sports. E gli eventi appartenevano ai campionati italiano, inglese, spagnolo, tedesco, alla confederazione asiatica, a Fifa e Uefa. Ne è inevitabilmente nato uno scontro diplomatico tra Qatar e Arabia Saudita, a cui non vengono più venduti i servizi di BeIN Sports. Lo scontro verte sulla violazione del copyright. Tra l’altro il servizio di BeoutQ inizialmente è stato offerto online, poi si è passati a 10 canali satellitari, tutto alla luce del sole.



PARTITE IN DIRETTA TV E STREAMING VIDEO (MA ILLEGALMENTE)

C’è stata anche una campagna pubblicitaria sui social per promuovere BeoutQ. Su Twitter, ad esempio, sono stati diffusi chiari messaggi sulla disponibilità di decoder e pacchetti. Non è ancora chiaro chi ci sia dietro, si parla di controversi investitori colombiani e cubani, ma non ci sono conferme. Il problema è diventato di portata internazionale quando BeoutQ ha cominciato a riprodurre contenuti di altri network, come Eleven Sports e dell’americana Telemundo. Vengono poi offerti accessi alle app IPTV, descritte come le “Netflix della pirateria” perché trasmettono film piratati, programmi tv in diretta e eventi coperti da diritti in esclusiva. Quello della pirateria comunque non è solo un problema di diritti tv, perché le ripercussioni sono anche a livello lavorativo. Ci sono meno entrate? Fioccano i licenziamenti. Nel giugno scorso BeIN Sports ha licenziato 300 dipendenti, spiegando che la pirateria è stata un elemento cruciale per questa decisione. La Serie A ora vuole correre ai ripari. Il nuovo CEO Luigi De Siervo ha dichiarato di aver già intrapreso un’azione legale. «Inizieremo a breve per fare una forte campagna nei confronti del nostro governo e di altri governi per portare il fenomeno beoutQ alla riduzione totale». Come riportato dal Corriere dello Sport, si insisterà sia nei confronti delle aziende telefoniche affinché blocchino gli indirizzi Ip illegali sia nei confronti di chi ospita i server che garantiscono il servizio.

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