Giuseppe “Beppe” Fiorello parla del suo rapporto con la timidezza e dell’amore che lo lega al suo lavoro di attore, produttore e regista, una carriera iniziata quasi per caso grazie a un incontro speciale. “So di essere timido, ma ho aspetti del mio carattere anche stranamente estroversi, soprattutto quando vesto i panni di un personaggio per raccontare una storia. Lì la timidezza lascia il posto alla professionalità – racconta Beppe Fiorello ospite nel salotto di L’Ora Solare, in onda su Tv2000 – Non sono uno di quelli che voleva fare l’attore da piccolo, l’ho scoperto dopo, quando cercavo di capire se quella timidezza avrebbe potuto essere un ostacolo”.



Beppe Fiorello svela infatti come “la mia famiglia pensava che quella timidezza potesse essere un problema per un ragazzino, perché ero così bloccato da non riuscire ad avere relazioni con le persone e con il mondo, ero quasi patologico. Arrossivo se qualcuno mi guardava o mi salutava, avevo paura delle relazioni. Poi dopo qualcosa è successo, probabilmente mi sono paradossalmente sbloccato dopo la morte di mio padre”. Quell’evento, “quella scomparsa così improvvisa” ha fatto sì che “a vent’anni mi trovassi nel mondo a risolvere delle cose da solo, a parlare con me stesso, a diventare uomo senza più un riferimento importante come può esserlo un padre a quell’età così delicata”.



Beppe Fiorello, “conobbi Marco Risi grazie a Niccolò Ammaniti, da quel momento…”

Beppe Fiorello si sofferma anche su come la sua ambizione in realtà non si fosse mai soffermata prima sul mondo del cinema e della recitazione. La persona che è oggi è infatti nata anche grazie a un incontro davvero fortuito e particolare grazie allo scrittore Niccolò Ammaniti che “involontariamente mi fece conoscere Marco Risi”. Il racconto di Beppe Fiorello a L’Ora Solare inizia così: “erano gli anni ’90, dovevo entrare in un bar e invece sbagliai entrando in un altro locale, mi trovavo a Riccione perché vivevo e lavoravo lì. Incontro questo giovane scrittore che stava presentando il suo libro”.



Beppe Fiorello ricorda che quella sera con Niccolò Ammaniti “ci siamo conosciuti, la mattina dopo mi disse: ‘io riparto per Roma, ieri sera ti ho osservato, perché non vieni con me e ti faccio fare un provino per un film tratto da un mio libro e diretto da Marco Risi?’. Io gli dissi che volevo fare tutt’altro, ero preso dalla musica e dalla produzione discografica”. Ma alla fine “lo seguii, feci il provino e da lì rimasi a Roma”.

Beppe Fiorello “bisogna entusiasmarsi nel commettere errori”

Beppe Fiorello, nel salotto di L’Ora Solare trasmesso su Tv2000, ha poi affrontato l’argomento della sua professione. “Il produttore è un lavoro molto serio e complesso. Produrre un film è complicato, mi è sempre piaciuto questo aspetto e ho osservato, perfino ‘rubato’ dai grandi produttori – riconosce – Tutti i mestieri si devono fare con l’idea di osservare, di imparare dagli altri e dagli errori, dagli incontri e dalle esperienze altrui. Ho guardato molto i produttori e sono sempre stato a disposizione dei registi”.

Ricordando il compianto Gianluca Vialli, Beppe Fiorello ricorda che lui “credeva più nella pratica che nel talento” poiché “il talento ha bisogno di essere praticato e nel fare bisogna accettare gli errori. Nel fare gli errori bisogna entusiasmarsi, perché l’errore ti spaventa e ti completa, ti fa stare attento e ti porta a fare le cose con maggiore attenzione”. E conclude sottolineando come “il nostro mestiere è più attratto dalla parte nera della vita, interpretarlo è anche sfidarlo. Nel mio lavoro c’è anche quella linea sottile, spesso dibattuta, tra mitizzare o no il male”.