Rosario Fiorello, ospite oggi di Silvia Toffanin a Verissimo, non è l’unico componente della famiglia che potrebbe essere meritevole di un’intervista nel programma del sabato pomeriggio di Canale 5. Vi dice qualcosa Beppe Fiorello? L’attore, nato a Catania il 12 marzo 1969, si è ritagliato nel corso di questi anni un ruolo importante nel panorama televisivo italiano. Pochi altri meglio di lui, in generale forse solamente Luca Zingaretti con Il Commissario Montalbano, è garanzia di ascolti come l’attore siciliano. Nell’immaginario collettivo Beppe Fiorello è ormai il “buono” per eccellenza, merito anche dei tanti ruoli positivi che ha avuto l’onore di interpretare nel corso della sua carriera. Indimenticabile nei panni di Salvo D’Acquisto, San Giuseppe Moscati, Paolo Borsellino, ma anche in quelli dell’immaginario ispettore Marco Giordano, ispirato a Roberto Mancini, il poliziotto-eroe della Terra dei fuochi morto di cancro.



Beppe Fiorello e lo stop alla miniserie su Mimmo Lucano

Proprio su questa falsariga doveva inserirsi la sua parte nel ruolo di Mimmo Lucano, l’ex sindaco di Riace pro-migranti, che Beppe Fiorello aveva interpretato nella miniserie “Tutto il mondo è paese”. Le indagini a carico dell’ex primo cittadino del paese calabrese, divenuto oggetto di una polemica politica tra chi sosteneva il suo modello di integrazione e chi invece vi leggeva un grande bluff, hanno fatto decidere alla Rai di sospendere la messa in onda della miniserie. Una decisione che non è andata giù a Beppe Fiorello, che in un’intervista all’AdnKronos ha dichiarato: “Rispetto la decisione della Rai che insieme a me ha creduto nel progetto, spero che si tratti di una sospensione temporanea, sarebbe un paradosso produrre e non mandare in onda. Voglio convincermi che questa sia soltanto una sospensione, non un blocco, non c’è ancora una collocazione in palinsesto ma questo non vuol dire che sulla fiction sia stata messa sopra una pietra tombale. Sono convinto inoltre che il film tornerà ad essere presto un fiore all’occhiello del servizio pubblico. Non si deve temere il racconto popolare, non si può tacere di fronte a un fatto realmente accaduto, esiste e va raccontata come sono state raccontate migliaia di altre storie scomode e meno scomode”.

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