Beppe Sala, sindaco di Milano, ha annunciato dal palco del Pride 2022, andato in scena sabato 2 luglio per le vie del capoluogo lombardo, che “da venerdì abbiamo riattivato il riconoscimento dei figli nati in Italia da coppie omogenitoriali. È con grande gioia che ho firmato il provvedimento personalmente nel mio ufficio”. Il primo cittadino meneghino ha comunicato di avere deciso di superare l’impasse che vige sull’argomento dal 2020, ossia da quando la Cassazione stoppò i Comuni che trascrivevano le nascite dei bimbi di coppie dello stesso s*sso.



“Dopo le sentenze avverse – ha aggiunto Beppe Sala – il Parlamento doveva legiferare: ho aspettato che lo facesse ma non si sono mossi e dovevo fare la mia parte”. Insomma, Sala ha inteso anticipare i tempi e il coordinatore del Pride di Torino, Marco Giusta, confessa al “Corriere della Sera” non soltanto di avere apprezzato l’iniziativa del sindaco milanese, ma anche che “nei prossimi giorni approfondiremo la questione, per capire se il nostro Comune possa seguirne l’esempio, facendo ripartire anche da noi le registrazioni”. Milano potrebbe fare dunque da apripista in questo senso.



BEPPE SALA CRITICA ATTILIO FONTANA: “HA SBAGLIATO A NON CONCEDERE IL PATROCINIO AL PRIDE 2022”

Malgrado la notizia del riconoscimento dei figli nati da coppie omogenitoriali data alla folla da Beppe Sala, a Milano non sono mancate le tensioni tra gli organizzatori del Pride e Regione Lombardia, che ha negato il patrocinio alla manifestazione, pur avendo votato il 14 giugno una mozione che garantiva la presenza istituzionale del consigliere Dario Violi del Movimento Cinque Stelle.

Fabio Pellegatta, presidente dell’Arcigay milanese, si è opposto all’intervento di Violi, dicendo al “CorSera”: “Sul palco sale solo chi si sta adoperando per la crescita sociale e per costruire un percorso di crescita civile. Bisogna dimostrare di fare qualcosa di concreto”. Beppe Sala ha criticato questa mossa (“avrebbe potuto far salire sul palco Violi”), ma anche il presidente lombardo Attilio Fontana: “Ha sbagliato a non concedere il patrocinio. Tutti noi sappiamo che nella nostra comunità la parte che appartiene al mondo Lgbtq+ è enorme e non possiamo ignorarla”.