Sono due i passaggi centrali dell’intervista di oggi a La Stampa del sindaco di Milano Beppe Sala: da un lato la costante polemica con la Sardegna (e le altre Regioni del Sud) che vogliono imporre un passaporto sanitario ai lombardi che si muoveranno per andare in vacanza in quei territori, e dall’altro un rinnovato e importante attacco alla Regione Lombardia per la gestione del coronavirus. Non sono mancati negli ultimi tre mesi le “stilettate” dai sindaci Pd delle tre provincie più importanti (Milano, Bergamo e Brescia) contro il tandem Fontana-Gallera, e viceversa: la polemica politica, che per fortuna non ha impedito la collaborazione per limitare al massimo il contagio in Lombardia, non si placa e ora Sala vuole “all-in” per i prossimi mesi. «Esiste un caso Lombardia. Non per i contagi su base giornaliera, che non significano molto, ma per la differenza con le altre regioni. Questa resta»; secondo il sindaco di Milano, il mito della buona sanità lombarda rimarrà anche dopo il Covid-19 ma è stato messo in discussione pesantemente, «Gli ospedali si confermano eccellenti, la sanità di base molto meno. Insomma, che Veneto ed Emilia-Romagna ne siano uscite meglio non c’è dubbio».



BEPPE SALA E LA POLEMICA CONTINUA CON LA SARDEGNA

Nel confronto-scontro con Attilio Fontana, Sala da un lato dice di non voler polemizzare ma dall’altro torna all’attacco «Trovo però strano che la Regione Lombardia non ammetta alcun errore. Poi sulla questione delle Rsa è in corso un’inchiesta, quindi non ne parlo». Secondo il sindaco Pd la Regione Lombardia meriterebbe di più e meglio e per questo deve essere primario per il Centrosinistra tentare di contendere la Giunta alle prossime Regionali: «Non solo possiamo provarci, ma dobbiamo. Non si tratta di approfittare delle disgrazie, ma se abbiamo delle proposte è il momento di farle valere». Non esponendosi in prima persona sui propri progetti futuri («ricandidarmi nel 2023? Lo deciderà dopo le vacanze. Adesso sono troppo stanco»), Sala inquadra la situazione delle prossime settimane per le vacanze dei milanesi e attacca il Governatore Solinas: «se qualcuno mi obbliga a fare il test per andare a casa sua io preferisco rinunciare. A Milano abbiamo sempre accolto tutti. E il turismo in certe regioni l’hanno costruito proprio i lombardi».



Infine è diretto e piuttosto “ingombrante” l’attacco alla gestione nazionale di Conte, Speranza e Boccia in merito alle regole per le riaperture: «Ci vogliono regole chiare e anche in fretta. Ancora non sappiamo se dal 3 giugno potremo uscire dalla Lombardia. Ora, chi decide? E su quali basi? Poter viaggiare da cosa dipende? Dal parametro R0 della Regione? Dal numero di ricoveri? Da quello dei contagi? E poi: Solinas parla di test. Ma quali test? E come? Il tampone? Il sierologico? E quale? Il pungidito o il test del sangue? Lo sa che oggi farlo nelle strutture pubbliche è quasi impossibile e in quelle private difficile? Ha stabilito un protocollo? Io sto chiedendo ai miei cittadini dei sacrifici. Ma devo dare loro delle certezze».

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