Giuseppe “Beppe” Vessicchio parla con estrema franchezza del Festival di Sanremo ormai alle porte, tra l’affetto dei ricordi e alcuni dettagli così diversi dalle passate edizioni. Uno su tutti, l’annuncio del discorso del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, previsto per l’ultima serata dopo il termine della gara. “Sono vecchio e ho nostalgia di quei festival dove c’era un cantante dietro l’altro fino a tarda notte con rischio di noia mortale – dichiara Beppe Vessicchio al quotidiano La Verità – Senza ospiti, senza comici o attori in promozione”.



In particolare, Beppe Vessicchio vuole ricordare che “l’argomento pace è già presente con la musica che si canta, ne è il linguaggio per eccellenza”. Lui stesso ha infatti condotto un’intervista ai concorrenti e ha parlato con loro dei testi dei brani in gara a Sanremo 2023, scoprendo “Quanta fragilità, quanto bisogno di riscatto. Quanto bisogno d’amore, anche se talvolta espresso con rabbia, con crudezza e rancore” saranno cantati quest’anno sul palco dell’Ariston.



Beppe Vessicchio “Sanremo? Nessuno vuole rischiare poltrona per ideale sociale”

Giuseppe Vessicchio parla con schiettezza anche del ruolo del Festival di Sanremo 2023 nella produzione di cultura musicale. “Sanremo è un programma televisivo. È difficile che chi lo produca, cioè la Rai, si ponga il tema di una crescita culturale” poiché “la televisione resta pur sempre quella cosa che sta tra due pubblicità. Per incassare danari bisogna fare ascolti. Per fare ascolti bisogna compiacere il pubblico” e perciò si domanda: “chi se la prende questa responsabilità?”. Per Beppe Vessicchio a Sanremo “nessuno lì dentro vuol rischiare la poltrona per un ideale sociale”.



In merito a Sanremo 2023 vuole però riconoscere che “Amadeus si è preso un incarico delicato in un momento critico. I risultati che stanno a cuore ai partecipanti di questa fantastica giostra ci dicono che è stato bravo. Una svolta spetterà a chi verrà dopo”. Beppe Vessicchio conosce molto bene la conduzione di Amadeus, avendo diretto l’orchestra per Elena Faggi nell’edizione 2021, sempre a guida di Amadeus. Ma il rapporto di Vessicchio con il Festival di Sanremo inizia molti anni prima, da quando nel 1990 presenzia in qualità di arrangiatore e direttore d’orchestra, un ruolo che ha ricoperto per ventisei anni (“forse troppi”, ammette lui stesso tra le pagine de La Verità) e che l’ha reso un profondo conoscitore delle dinamiche del Festival più seguito e atteso in tutta Italia.