L’INTERVISTA A BEPPINO ENGLARO: ELUANA E L’EUTANASIA
Torna questa sera il programma di Ezio Mauro “La Scelta” con l’intervista questa volta a Beppino Englaro, il padre di Eluana protagonista nei primi anni Duemila di una vicenda che seppe sconvolgere l’intero Paese, ponendo per la prima volta come effettivo tema nazionale la questione dell’eutanasia. La scelta di un padre che decise di interrompere l’alimentazione vitale per la figlia in coma vegetativo dopo un incidente tragico del 22 gennaio 1992 e un caso che da “intimo” diventa a carattere nazionale per la scelta di Beppino di impugnare sentenze dei giudici per ottenere il ‘diritto’ della propria figlia di poter morire.
17 anni di battaglie legali, scontri politici per far affermare quello che Beppino e la moglie Saturna Englaro hanno sempre ripetuto fin dal principio: Eluana avrebbe voluto, se si fosse trovate in quelle condizioni, non essere mantenuta in vita. La “scelta” degli Englaro in realtà fu presa praticamente subito, quattro giorni dopo il terribile incidente che condusse la giovane Eluana (all’epoca 22enne) in coma vegetativo, nutrita con sondino nasogastrico: come racconterà Beppino a Ezio Mauro nell’intervista di questa sera (ore 23.15 su Rai 3 e RaiPlay-Rai3), cominciò in quei giorni la richiesta allo Stato e alla medicina di poter staccare l’alimentazione in quanto la ragazza condotta ormai ad una degenerazione definitiva a livello cognitivo e fisico.
SATURNA E BEPPINO ENGLARO: CHI SONO I GENITORI DI ELUANA E LA LORO STORIA
Nella storia anche molto mediatica di Eluana e Beppino, i riflettori all’epoca tentarono di carpire cosa pensasse della scelta di eutanasia la madre della ragazza, Saturna Englaro: il problema è che la donna si ammalò di una grave malattia poco tempo dopo il coma della figlia 22enne. Come ha sempre raccontato Beppino Englaro, sua moglie aveva resistito alla malattia fino a quando perse ogni speranza di rivedere in ripresa Eluana: a quel punto si lasciò come andare. Non usciva praticamente più dall’abitazione di Lecco, dove viveva col marito e dove era cresciuta Eluana Englaro: giunta a 78 anni, ormai estraniata da tutto e da tutti per quel doppio dolore enorme (la propria malattia e la condizione di Eluana, morta il 9 febbraio 2009), Saturna morì nel dicembre 2015. Dopo i funerali in forma privata, Beppino Englaro divulgò una breve nota in cui spiegò «Ringrazio tutti quelli che mi stanno chiamando perché sento tanto affetto e vicinanza ma sapete bene che ho sempre cercato di parlare il meno possibile di lei».
Alcuni sostennero che Saturna non fosse d’accordo sulla scelta di interrompere i nutrimenti di Eluana ma su questo Beppino Englaro escluse nella maniera più assoluta, sottolineando che il “silenzio” della moglie era dovuto al dolore e alla malattia che lentamente stava progredendo in lei. Erano invece convinti e insieme nella battaglia per far cessare il nutrimento della figlia considerato «inutile accanimento terapeutico». Nel 1999 è iniziata la lunga battaglia legale di Beppino Englaro, per poter sospendere l’alimentazione della paziente: tra vari ricorsi e bocciature dal Tribunale di Lecco, Beppino Englaro nel 2003 presenta nuovamente la richiesta di sospensione dell’alimentazione artificiale per la figlia ma viene nuovamente respinta prima dal Tribunale e poi dalla Corte d’Appello, poiché non considerata «cura medica». A quel punto Englaro impugna la sentenza in Cassazione la quale nel 2007 tramite la sentenza numero 21748 annulla il provvedimento della Corte d’Appello e rinvia ad altra sezione della Corte d’Appello di Milano. Il giudice può autorizzare l’interruzione delle cure o dell’alimentazione artificiale in due sole condizioni: «occorre che la condizione di stato vegetativo sia, in base ad un rigoroso apprezzamento clinico, irreversibile e non vi sia alcun fondamento medico, secondo gli standard scientifici riconosciuti a livello internazionale, che lasci supporre la benché minima possibilità di un qualche, sia pure flebile, recupero della coscienza e di ritorno ad una percezione del mondo esterno»; in secondo luogo, la Corte sostiene che sia necessario «che tale istanza sia realmente espressiva, in base ad elementi di prova chiari, univoci e convincenti, della volontà del paziente medesimo, tratta dalle sue precedenti dichiarazioni ovvero dalla sua personalità, dal suo stile di vita e dai suoi convincimenti, corrispondendo al suo modo di concepire, prima di cadere in stato di incoscienza, l’idea stessa di dignità della persona». Comincia così la seconda battaglia legale di Beppino e Saturna Englaro non solo con la giustizia ma anche con la politica: il 16 luglio 2008 Camera e Senato sollevano un conflitto di attribuzione contro la Cassazione, ritenendo che la sentenza dell’ottobre 2007 integra «un atto sostanzialmente legislativo, innovativo dell’ordinamento normativo vigente», che appartiene invece solo al legislatore. La Corte Costituzionale invece dà ragione alla Cassazione in quanto «la sentenza in questione non sia affatto innovativa di un ordinamento basato su una Costituzione che garantisce il diritto di rifiutare le cure mediche e il rispetto della volontà del singolo». Il Governo Berlusconi nel febbraio 2009 tenta un decreto d’urgenza per impedire la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione in pazienti in stato vegetativo, ma il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano rifiuta di firmare il decreto definendolo palesemente incostituzionale. Avviene così che il 6 febbraio, anticipando il nuovo disegno di legge che il Governo stava preparando per dirimere la questione, su richiesta dei genitori vengono sospese alimentazione e idratazione ad Eluana Englaro che morì lentamente il 9 febbraio 2009 a Udine, dove Beppino la fece trasferire (dalla casa di cura Talamoni di Lecco) proprio per interrompere i trattamenti vitali.