A Bergamo oggi si è ripetuta la stessa storia di Enea, il neonato che il giorno di Pasqua era stato lasciato alla clinica Mangiagalli di Milano ed è stato preso in affidamento dal servizio, prima praticamente sconosciuto, chiamato “Culla per la Vita“. Una piccola bambina, di cui la madre biologica non ha lasciato detto il nome che le avrebbe voluto dare, è stata infatti lasciata nella sede della Croce Rossa bergamasca.



Una decisione sicuramente sofferta da parte della madre di Bergamo, ma che è stata fatta proprio per permettere alla piccola una vita dignitosa che, probabilmente, lei non poteva veramente garantirle. A raccontare la vicenda della bambina lasciata alle cure dell’ospedale, è stata Fabiola Bologna, presidente di Aidm, ovvero l’Associazione italiana donne medico del bergamasco, che ha anche raccontato di come sulla piccola ci fosse solamente un bigliettino. Sul foglio la madre, probabilmente di Bergamo, ha scritto la data di nascita della piccola, il 3 maggio, sostenendo di aver lasciato una parte importante della sua vita, auspicando che l’associazione se ne prendesse cura.



La vicenda della bambina lasciata alla Culla per la Vita di Bergamo

Insomma, a raccontare della neonata lasciata alle cure della Culla per la Vita a Bergamo è stata Fabiola Bologna, parlando con Repubblica. “Credo che tutto il clamore seguito alla vicenda di Enea a Milano abbia contribuito ad accendere i riflettori sul tema”, spiga parlando del servizio che lei stessa e l’associazione a cui fa capo gestiscono nel bergamasco, “informando tante famiglie di questa possibilità.

“La bimba, nata proprio oggi”, spiega sulla vicenda di Bergamo, “era accompagnata da un biglietto scritto dalla sua mamma, nel quale la donna ha sottolineato di averci lasciato una parte importante della sua vita, chiedendoci di prendercene cura. Quella mamma sognava per la sua bambina una vita migliore e ha fatto un passo importante per garantirgliela”. La piccola attualmente sembra godere di buone condizioni di salute e si trova in osservazione al reparto di Patologia neonatale dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. La questura, contestualmente, sta indagando sulla vicenda, garantendo comunque la privacy della madre che ha deciso di rivolgersi al servizio.