Nel carcere di Bergamo dilagano droghe, sovraffollamento e carenza di agenti

Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, ha pubblicato sul quotidiano La Stampa un intervento in cui ha analizzato la delicata condizione in cui versa il carcere locale. “Sovraffollamento“, spiega, “carenza di personale, discriminazione sociale, esplosione delle tossicodipendenze”, una denuncia con cui vuole “descriverne il funzionamento” al fine di “dare la misura della gravità dei problemi, e forse lo spunto per un’azione di cambiamento“.



Partendo dal sovraffollamento, il sindaco di Bergamo descrive come “i detenuti sono oggi 521, rispetto ad una dotazione di 319 posti”. Una condizione che “comporta che nelle celle in cui sono previsti due detenuti ve ne siano tre, ma anche quattro, sei o sette”. E ad aggravare la situazione, sostiene anche che “vi è un forte deficit di personale: gli agenti di polizia penitenziaria in servizio sono 185, su un organico previsto di 243. Anziché turni di sei ore, gli agenti arrivano a farne di nove-dieci. Fino a 41 ore mensili sono straordinari”. L’ultimo fondamentale tassello, poi, secondo il sindaco di Bergamo è “rappresentato dalle tossicodipendenze. Questo problema”, spiega, “coinvolge oltre la metà dei detenuti: circa 300 su 521, molti dei quali giovanissimi. Relativamente pochi sono gli eroinomani, molti di più i dipendenti da cocaina”.



Giorgio Gori: “Far lavorare i carcerati diminuisce il rischio di recidiva”

Insomma, secondo il sindaco di Bergamo il carcere locale presenta diverse criticità, che sono spettro di quelle delle altre case circondariali italiane, tra cui alcune che versano in condizioni anche criticamente peggiori. Non solo, perché Gori sottolinea anche come “l’avviamento al lavoro è la chiave per abbattere drasticamente il rischio recidiva“, ma “purtroppo solo una parte minoritaria della popolazione carceraria ha accesso a questa possibilità”.

Infatti, esponendo i dati del carcere di Bergamo, sostiene che “trentasei detenuti (sui 521 totali) godono del regime di semilibertà: escono di giorno per lavorare e rientrano la sera [mentre] altri 40 posti di lavoro coinvolgono condannati che hanno accesso alle misure alternative”. Vi sono, però, anche posti di lavori “all’interno del carcere, circa un centinaio, affidati secondo criterio di rotazione”. Similmente “nel 2022, su 80 detenuti coinvolti, 22 sono stati poi assunti a tempo indeterminato” mentre i dati CNEL, citati dal sindaco di Bergamo, sottolineano che “su 18.654 detenuti (in tutta Italia) che hanno avuto la possibilità di un inserimento professionale, la percentuale di coloro che tornano a commettere un reato è del 2%, contro una media 68,7%”.