Dietro la rivolta anti-lockdown scoppiata a Bergamo nei giorni scorsi ci sono le polemiche scatenate dal presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana. Ne è convinto il sindaco Giorgio Gori, secondo cui i manifestanti che hanno protestato sotto casa sua sono stati aizzati in qualche modo dalle parole del governatore. «La decisione del governo sulle regioni arancioni e rosse è basata su indicatori epidemiologici molto precisi e tecnici. Se il governatore Fontana la bolla come “uno schiaffo alla Lombardia” e il capogruppo della Lega in consiglio regionale accusa il governo di voler “affossare l’economia lombarda”, è chiaro che il clima si accende», ha scritto su Facebook. A Repubblica ha poi confidato di essersi spaventato: «Ho aspettato con mia moglie che passasse, evitando di affacciarmi per non surriscaldare ancora di più gli animi. I toni erano molto aggressivi, ma non sono stati fatti danni». Ma il presidente della Regione Lombardia in una nota ha espresso «solidarietà e vicinanza» al sindaco, spiegando che «la protesta e il dissenso sono legittimi, ma non devono mai trascendere in atteggiamenti violenti e minacciosi». (agg. di Silvana Palazzo)
BERGAMO, RIVOLTA ANTI-LOCKDOWN SOTTO CASA DI GORI
Rivolta anti-lockdown a Bergamo nei pressi dell’abitazione del sindaco Giorgio Gori: paura ieri, giovedì 5 novembre 2020, per il primo cittadino dem. La manifestazione si è tenuta a poche ore dall’entrata in vigore del nuovo Dpcm del premier Conte con le restrizioni del caso. Come sappiamo, la Lombardia è in zona rossa ed è previsto un lockdown semi-light. Decisione che ha mandato su tutte le furie parecchie persone – 300 circa – tra ristoratori, commercianti, partite Iva ma anche volti dell’estrema destra e negazionisti. E, secondo Gori, anche alcuni esponenti della Lega. «Vergogna», «Vieni fuori», «Libertà»: questi alcuni dei cori urlati dai manifestanti sotto la casa del primo cittadino, accompagnati anche dall’inno di Mameli. Netta la posizione di Giorgio Gori: «Un sindaco non c’entra però nulla con la decisione di indicare come “rossa” una certa area territoriale. Decide il governo e lo fa a tutela della salute delle persone, sulla base di una serie di parametri epidemiologici e del grado di saturazione delle strutture sanitarie (ieri in Lombardia il Covid ha fatto altre 139 vittime)».
GORI “GRAVE GETTARE BENZINA SUL FUOCO”
Nel lungo post pubblicato su Facebook, Giorgio Gori ha tenuto a sottolineare che oggi c’è più stanchezza e più sfiducia, è più complicato intravedere una prospettiva. E il primo cittadino di Bergamo ha poi aggiunto: «Chi però si è mescolato a quel corteo con il solo scopo di strumentalizzarlo sa bene quali siano le competenze dei diversi livelli istituzionali. In un momento come questo, con tanta gente angosciata per il proprio futuro, buttare benzina sul fuoco, indicare un bersaglio solo per interesse di parte, è a mio parere grave e piuttosto pericoloso». Tantissimi i messaggi di vicinanza al sindaco bergamasco, queste le parole del segretario Pd Nicola Zingaretti: «Il Covid si vincerà rispettando le regole e rimanendo uniti. Basta con le intimidazioni e le strumentalizzazioni. Siamo vicino al Sindaco Giorgio Gori, a tutti i sindaci d’Italia e a chi combatte in prima linea per fermare questa pandemia. Il nemico è il virus, non le regole».
Alcune centinaia di persone – ristoratori, commercianti e partite iva, insieme a gruppi organizzati di estrema destra,…
Pubblicato da Giorgio Gori su Giovedì 5 novembre 2020