L’epidemiologo americano Seth Berkley, amministratore delegato di Gavi, partnership pubblico-privata che co-dirige Covax, il consorzio internazionale che aiuta i Paesi in via di sviluppo ad avere i vaccini, a Roma per il G20 Salute ha ringraziato l’Italia e il presidente Mario Draghi per il sostegno. «Il nostro messaggio al G20 Salute è che Covax funziona – ha detto in un’intervista pubblicata dal Corriere della Sera – Abbiamo riunito 194 Paesi per formare un meccanismo multilaterale. Abbiamo accordi vincolanti per oltre 4 miliardi di dosi ma la sfida è quella di muovere la produzione e le dosi, perché resta un’enorme disparità tra Paesi ad alto e basso reddito. Ne parliamo da tempo ma con la diffusione della variante Delta la gente comincia a prendere la cosa sul serio. E voglio sottolineare che, anche se ti preoccupi solo del tuo Paese e della tua comunità, devi pensare ad affrontare l’epidemia a livello globale se vuoi controllare il virus oppure continueremo ad avere nuove ondate e nuove varianti».
Sulle vaccinazioni Berkley ha detto: «Non è stato ancora scientificamente provato che i richiami siano necessari, con l’eccezione delle persone immunodepresse che hanno una reazione molto ridotta alle dosi finora somministrate. Il livello degli anticorpi diminuisce dopo un periodo di tempo, il che è normale in tutte le vaccinazioni: la buona notizia è che i vaccini hanno continuato a prevenire la malattia grave e il ricovero in ospedale. Stiamo cominciando a vedere alcune differenze tra vaccini, ma in generale hanno dimostrato di fornire protezione. Ovviamente la sfida è di continuare a seguire gli sviluppi dal punto di vista scientifico e, se iniziano a manifestarsi sintomi più gravi tra i vaccinati, allora i richiami sono un’opzione; un’altra è di cambiare i vaccini per adattarli a specifiche varianti».
SETH BERKLEY (COVAX): “VACCINO PAESI POVERI, E’ DIFFICILE TROVARE CONSENSO”
Seth Berkley di Covax ha parlato dei vaccini nei paesi in via di sviluppo: «Finora abbiamo distribuito 230 milioni di dosi in 139 Paesi: il meccanismo funziona ma non al ritmo necessario per garantire la protezione di base. Ovviamente i Paesi possono decidere di vaccinare tutti, anche i bambini, ma prima assicuriamoci che ci sia una copertura ragionevole. Se hai Paesi in Africa con una copertura del 2-3% e Paesi ricchi con il 50%, dovresti dare ogni nuova dose a chi è ad alto rischio nei Paesi con bassa copertura ma questa è una scelta politica ed è stato difficile trovare consenso».
«Una delle sfide è che è molto difficile predire dove andrà l’epidemia – ha aggiunto Berkley -. Se potessimo farlo la strategia appropriata sarebbe di vaccinare in anticipo in questi Paesi. Alcuni dicono che la nostra strategia globale di vaccinare il 20% ad alto rischio entro fine anno non è giusta e che dovremmo concentrarci sui luoghi dove esplodono epidemie. Ma il punto non è fornire vaccini mentre l’epidemia è in corso, perché non hanno effetto subito, bisogna intervenire prima».