L’emergenza Coronavirus nei mesi scorsi aveva portato, tra le varie misure, anche alla chiusura delle cosiddette case chiuse. Adesso però, i cittadini tedeschi possono tirare un sospiro di sollievo dal momento che a Berlino si è deciso di riaprirle ma con le dovute precauzioni e limitazioni, dal momento che la pandemia è ancora presente. Secondo quanto riferisce Il Fatto Quotidiano nell’edizione online, poco alla volta si tenta di tornare alla “normalità” ed a Berlino si riparte dalle case chiuse anche se ci saranno dei divieti da rispettare. Primo fra tutti? Niente rapporti sessuali, almeno fino al primo settembre. Ciò che sembra un vero e proprio controsenso, dunque, potrebbe essere il limite che più potrebbe pesare sui frequentatori di questi posti dove però saranno concessi i massaggi erotici, purché ciò avvenga con l’adeguato uso di mascherine. Le altre regole prevedono poi che i clienti compilino dei moduli con le proprie generalità che saranno conservate in busta sigillata da aprire solo in caso di contagio o se fosse necessario rintracciare i frequentatori delle case chiuse.



BERLINO, RIAPRONO LE CASE CHIUSE: LE LIMITAZIONI

Se, da un lato, la riapertura delle case chiuse rallegrerà i clienti più assidui, dall’altro saranno non poche le delusioni che ne deriveranno. A commentare le regole anti-Covid imposte è stato Aurel Johannes Marx, imprenditore del settore: “Proprio come al supermercato, dal benzinaio o in metropolitana. Quello che non funziona è che molti clienti vengono con l’aspettativa di poter fare del sesso”. Negli ultimi mesi a causa della pandemia il settore ha registrato “perdite a sei zeri”, dice l’imprenditore, “e ora dobbiamo investire di più per assicurarci che la struttura soddisfi i requisiti imposti dalla pandemia”. Dal 2002 in Germania la prostituzione è legale e regolamentata da una serie di leggi ad hoc. Sono oltre 40mila coloro che nel Paese svolgono questo lavoro configurandosi come “operatrici del sesso” con contratti di lavoro regolari e misure di previdenza sociale. Anche per loro, dunque, il lockdown ha inciso notevolmente sulla professione spingendo a esercitare in nero per sopravvivere, soprattutto in città come Berlino ed Amburgo, dove non sono mancate le manifestazioni contro le misure restrittive legate al Covid.

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