Hai voglia a “non parlare di Quirinale”: quando ormai mancano due mesi scarsi alla fine del settennato di Sergio Mattarella, le trame politiche verso l’elezione al Colle si fanno sempre più fitte, al netto delle dichiarazioni di circostanza data da quasi tutti i leader di partito. Avviene cosi che “istrioni” della politica e profondi conoscitori delle dinamiche di “Palazzo” come Gianfranco Rotondi risultano sempre molto utili nel cogliere acutamente dove “tirino” tendenze e rumors nel Parlamento pronto a vivere settimane molto convulse tra Draghi, Berlusconi, Prodi, Amato e chi più ne ha ne metta.



Intervistato da “La Verità” il parlamentare democristiano di lungo corso prova a inquadrare la partita Colle: «l’alternativa secca è tra il “metodo Cossiga” e il “metodo Leone». Per i più profani, nel primo caso si intende quanto compiuto da Ciriaco De Mita, all’epoca guida della Dc, che fece eleggere Cossiga alla prima votazione praticamente all’unanimità (avvenne nello stesso modo l’elezione di Ciampi); il secondo metodo invece prevede tre votazioni iniziali molto convulse e una prevalsa del sentimento “non si vuole andare alle elezioni”. Questo potrebbe dunque portare ad una “sfida secca” dalla quarta votazione in poi, una sorta di “ballottaggio” tra due opposti schieramenti. Ecco, così Rotondi vede l’elezione al Quirinale ad inizio 2022: o viene eletto subito Mario Draghi, con l’appoggio di tutti i partiti, compresa Giorgia Meloni dall’opposizione, oppure si passa al “metodo Leone”.



ROTONDI: ECCO LE TRAME PER IL QUIRINALE

«Più probabilmente assisteremmo a una pioggia di schede bianche perché nel buio pesto non si sa mai. E poi alla quarta votazione ci sarebbe un ballottaggio tra un candidato di Centrodestra e uno di Centrosinistra», spiega ancora a “La Verità” il politico centrista. Tutto ciò avverrebbe perché i parlamentari del M5s (e non solo loro) rischiano di veder perduta la pensione garantita solo dal settembre 2022 in poi: se la Legislatura crolla prima e si va al voto, si perde l’unico “privilegio” pensionistico, avendo loro stessi tolto i vitalizi tout court. A in campo col Centrodestra è Silvio Berlusconi a poter logicamente pensare di poter essere eletto, qualora si arrivasse appunto al “metodo Leone”: «mi fido di Salvini e Meloni, secondo me loro ci credo davvero, non lo dicono per compiacere Berlusconi». Il Cav meglio di Amato e Casini (gli altri nomi circolati in area Centrodestra nelle ultime settimane, ndr)? Per Rotondi assolutamente sì: «dobbiamo trovare un candidato che dopo 27 anni “costituzionalizzi” il Centrodestra e dobbiamo superare il vulnus per cui il capo dello Stato deve necessariamente arrivare dalla sinistra democristiana. Chi meglio di lui? Sarebbe un momento di pacificazione nazionale […] Solo grazie a Berlusconi c’è stato un centrodestra di ispirazione moderata e cristiana». Con Draghi al Quirinale l’ipotesi di “governare” anche dal Colle non sembra un’opzione realistica – come invece sostiene Giorgetti della Lega – e l’unico approdo possibile sarebbe il voto anticipato: e così chiosa Rotondi, «Draghi costringe i partiti a governare senza comandare. E quelli soffrono. Difficilmente accetteranno un altro giro a queste condizioni. Dunque in caso di elezione al Colle di Draghi, per me il voto non è uno scenario impossibile».

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