La Corte europea dei diritti dell’uomo chiede all’Italia spiegazioni in merito alla condanna di Silvio Berlusconi per frode fiscale e vuole risposte entro il 15 settembre. Con quel verdetto all’ex premier furono inflitti 4 anni di carcere (di cui uno condonato) e gli costò la decadenza dalla carica di senatore. Buone notizie, dunque, per il collegio difensivo del leader di Forza Italia, che non ha solo presentato ricorso presso la Cedu nel 2014, ma recentemente ha chiesto anche la revisione del processo alla Corte d’appello di Brescia. Dunque, Strasburgo nelle scorse settimane ha formalizzato il giudizio e mandato al governo italiano 10 domande a cui l’esecutivo dovrà rispondere entro il prossimo 15 settembre. Non è l’unica novità. L’ex giudice Antonio Esposito, presidente del collegio della Cassazione che condannò Silvio Berlusconi in via definitiva per frode fiscale, a Repubblica ha annunciato che parteciperà al giudizio: «I miei difensori hanno appena predisposto un’istanza di partecipazione al giudizio dinanzi alla Cedu».
CONDANNA BERLUSCONI, LE DOMANDE DELLA CEDU
La Corte europea dei diritti dell’uomo sostanzialmente chiede se l’allora imputato Silvio Berlusconi ha beneficiato di una procedura imparziale e indipendente. Per gli avvocati dell’ex premier fu una sentenza politica, da qui gli interrogativi a cui dovranno rispondere gli esponenti del governo. Questi coinvolgono l’ex giudice Antonio Esposito, che per questo è intenzionato a difendersi e a spiegare che «non ci fu nulla di politico». Agli atti risultano anche le dichiarazioni registrate in casa da Berlusconi in cui uno dei giudici di quel collegio, Amedeo Franco, dichiarò la sua contrarietà, mai messa agli atti, su quel verdetto, aggiungendo che quella sentenza «era stata una porcheria». Non rivelò però che proprio lui fu scoperto dai colleghi, come riportato da Repubblica, mentre provava a registrare le parole della camera di consiglio. Ma sono state depositate anche le dichiarazioni contro Esposito. Fa sicuramente specie il fatto che la Cedu abbia impiegato quasi 8 anni per inviare 10 domande all’Italia, pur bacchettando il nostro Paese per i tempi della giustizia.