Dopo la decisione della Corte Europea di Strasburgo – la richiesta di spiegazioni allo Stato italiano per la sentenza di condanna a Silvio Berlusconi per il caso Mediaset – resta da capire perché ora intervenire, 7 anni dopo la richiesta fatta dal Cavaliere. Intervistato da “Il Giornale” l’ex magistrato Carlo Nordio dà la sua personale interpretazione alla “mossa” della Corte CEDU giunta in questi giorni: «Credo che il dossier Berlusconi sia saltato fuori da un cassetto adesso perché a Strasburgo sono rimasti scossi da questa successione di scandali senza paragoni in Occidente e abbiano deciso di capire come stanno le cose. La vicenda Palamara ha lasciato il segno e la Corte ha deciso di alzare il coperchio della pentola».



Tra Anm, Csm, nomine Procure e riforma della giustizia, il mondo giudiziario ad oggi potrebbe essere alla vigilia di una “revolution” completa: da Palamara ad Amara, commenta Nordio, «troppe mosse qui paiono anomale e credo anche che non abbiamo raggiunto il punto più basso: altro verrà fuori nelle prossime settimane».



PERCHÈ LA CORTE EUROPEA SI È MOSSA ORA: LE 3 ANOMALIE

La presunta “Loggia Ungheria” è una potenziale bomba ad orologeria secondo l’ex procuratore e l’impressione è che anche a Strasburgo in Europa si pre-senta la medesima previsione: «la vicenda improbabile della loggia Ungheria. Una storia sconcertante dove autorevoli magistrati con incarichi di primissimo piano si smentiscono l’un l’altro. E dove, per quel che sappiamo, si ha la sensazione che tutti o quasi abbiano fatto un passo falso». Tornando sulla sentenza Berlusconi, sono almeno tre le anomalie elencate ed argomentate da Nordio nell’odierna intervista al quotidiano fondato da Montanelli: «Non si era mai visto un presidente di Cassazione dare un’intervista subito dopo il verdetto, ma prima della pubblicazione delle motivazioni. Considerando poi che Antonio Esposito aveva mostrato una sensibilità particolare. Ricordo anche che la Cassazione è un organo collegiale e in qualche modo un’intervista impegna tutti». In secondo luogo, un’altra anomalia della decisione a Strasburgo riguarda «L’incredibile storia delle dichiarazioni di Amedeo Franco che di quel collegio era membro e relatore: anche questa circostanza è senza precedenti ma è ancora più inquietante della precedente. Un giudice sente il dovere di andare a incontrare un condannato e in sostanza chiedergli scusa». Da ultimo, conclude Nordio, l’elemento più grave di tutti: «l’emersione del sistema descritto da Luca Palamara. Palamara spiega che la linea dell’Anm era quella di contrastare Salvini anche quando aveva ragione. Naturale porsi quindi una domanda semplice semplice: non è che ci sia stato un atteggiamento più ruvido anche con il Cavaliere?».

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