«Draghi non fallirà ma gli serve tempo. Leader fuori? Giusto così»: è un Silvio Berlusconi soddisfatto quello che appare dall’intervista al Corriere della Sera. Le polemiche sulle scelte dei 3 Ministri in quota Forza Italia non prendono corpo del colloquio con il Cav., anzi per l’europarlamentare ed ex Premier la scelta ponderata da Mario Draghi è sensata e rispettata «Ho condiviso le scelte operate dal presidente del Consiglio sulla base delle nostre indicazioni. Sono sicuro della qualità dei ministri di FI, ognuno di loro è parte della nostra storia e ha l’esperienza, la competenza, la passione civile necessarie per svolgere un ottimo lavoro in questa fase. Sottolineo anche con orgoglio che FI esprime la maggiore presenza femminile nel governo. Due su tre dei nostri ministri sono donne».
Il malumore tra le retrovie esiste – soprattutto al Senato, essendo Gelmini, Carfagna e Brunetta tutti della Camera e in zona moderata degli azzurri – ma per Berlusconi ora bisogna guardare ai drammi del Paese: «devo rifiutare questa rappresentazione di FI. Non esiste da noi un’ala “moderata” contrapposta ad un’ala “sovranista”. Tutta FI è parte del centrodestra che noi abbiamo fondato e non c’è nessuna differenziazione. Nel centrodestra FI non è subordinata a nessuno, anzi ambisce a tornare a svolgere una funzione trainante, non solo politicamente ma anche sul piano dei numeri».
BERLUSCONI: “DRAGHI NON FALLIRÀ”
Alleati ma distanti culturalmente e politicamente tanto dalla sinistra quanto dalla destra di Meloni e Salvini: «Siamo liberali, cattolici, europeisti, garantisti. Ci siamo opposti al governo Conte, pur mantenendo un atteggiamento responsabile. Dal primo giorno della crisi abbiamo chiesto una soluzione di unità nazionale come quella che si è realizzata dando vita al governo Draghi, al quale abbiamo assicurato dal principio pieno e convinto sostegno». Una scelta piena, una fiducia importante quella che Berlusconi riveste nel nuovo Presidente del Consiglio anche al di là del futuro stesso della propria formazione politica e coalizione: Carfagna-Sud, Gelmini-Regioni e Brunetta-PA «sono temi cardine nella più grande scommessa del governo Draghi, l’utilizzo del Recovery fund».
Commento finale sull’alleanza “forzata” che ora si trova costretto a sostenere con M5s, Pd e Leu, specie però con i 5Stelle che tanto hanno attaccato in diversi componenti l’alleanza con Berlusconi: «Pulsioni infantili e immature, che non meritano attenzione. Non condivido nulla dei Cinque Stelle, come è noto, ma la maggioranza di loro ha messo da parte questi atteggiamenti ed ha imboccato in questo momento la strada della responsabilità. Ovviamente, appena finita questa fase, le nostre strade si divideranno di nuovo». Il leader azzurro si dice però convinto che sia stata corretta e giusta la scelta di Draghi di non coinvolgere lui e gli altri capi partito nella squadra di Governo: «il ruolo dei leader in questo momento è del tutto diverso. Il governo ha bisogno di ministri impegnati a tempo pieno sui loro dossier e non nella guida delle rispettive forze politiche». Un doppio consiglio finale di Silvio all’amico Mario: «pregare Dio perché il compito che ci attende è tale da far tremare le vene ai polsi» e poi «non perdersi nelle mediazioni. Mi auguro che tutte le forze politiche siano al governo non per porre ostacoli ma per dare un contributo costruttivo. È però necessario che il premier trovi la sintesi in ogni problema e mandi avanti l’azione di governo […] Non fallirà neppure stavolta».