Durante la trasmissione “Quarta Repubblica” condotta da Nicola Porro su Rete 4 è stata raccolta la testimonianza del giornalista Antonio Manzo, attualmente direttore del quotidiano “La Città” di Salerno ma al tempo della sentenza Berlusconi redattore del Mattino di Napoli. Manzo ha riferito di essere stato chiamato dal giudice Esposito appena un’ora dopo la sentenza nel processo Mediatrade, accusata di essere pilotata in questi giorni. E lo stesso Manzo si è sorpreso della loquacità del giudice, che aveva promesso al giornalista del quotidiano partenopeo un’intervista esclusiva. Intervista che poi il giudice, secondo quanto raccontato da Manzo nella trasmissione, ha ritrattato perché avrebbe anticipato elementi della sentenza. Un vero scoop che Manzo ha ricordato e ricollegato agli elementi che stanno filtrando in questi giorni sul processo Berlusconi. (agg. di Fabio Belli)
UN SECONDO AUDIO SUL GIUDICE?
Non rimarrà unico l’audio del giudice Amedeo Franco che parla di “sentenza pilotata” per la frode fiscale di Berlusconi nel processo Mediatrade del 2013: questa sera a Quarta Repubblica un secondo audio-intercettazione verrà presentato dal conduttore Nicola Porro questa volta in merito al giudice Antonio Esposito che ha condannato direttamente l’ex Premier azzurro a 4 anni per frode, causando l’inizio del declino politico di Forza Italia. Si tratta del “secondo tassello” del complicato puzzle attorno al rapporto Berlusconi-magistratura, anni dopo i fatti ma con la volontà del Cav di rimestare quanto avvenuto nel passato per la riabilitazione politica e per poter vincere il ricorso alla Corte CEDU presentato ormai da diversi anni.
Come spiegato ieri dallo stesso leader di Forza Italia, l’audio del giudice Franco dove parla di «pressioni dall’alto sulla Cassazione per condannare Silvio Berlusconi» è rimasto “nascosto” nel suo contenuto più esplicito per anni per non mettere in difficoltà il giudice che si era confidato con il condannato per frode per togliersi un rimorso di coscienza. «È giusto che gli italiani siano messi al corrente di come, ancora una volta, le scelte democratiche degli elettori siano state alterate usando la giustizia come arma di lotta politica», ha spiegato a Zapping su Rai Radio 1 ancora Berlusconi. Ora però è pronto il nuovo audio, questa volta sul giudice Esposito che già negli scorsi giorni aveva smentito ogni accusa giunta dall’ex collega, oggi defunto, Amedeo Franco.
BERLUSCONI, ESPOSITO E LA POLITICA
«Se mi capita, gli devo fare un mazzo così a Berlusconi» sarebbe il fulcro dell’audio choc in mano a Quarta Repubblica e riferita dal giudice Antonio Esposito presso l’albergo di lusso vicino a Ischia di proprietà del senatore di Forza Italia De Siano. Già negli scorsi giorni erano emersi alcuni dettagli di quelle testimonianze riportate da dipendenti ed ex camerieri della struttura che tra il 2007 e il 2011 – quindi prima della sentenza Mediatrade della Cassazione. «Presenteremo 3 testimonianze inedite raccolte dalla difesa di Berlusconi negli anni scorsi con regolari indagini difensive e consegnate alla Corte di Strasburgo», spiega Nicola Porro intervistato dal Giornale, «tutti e tre – lo chef, il cameriere e l’addetto alla spiaggia – spiegano che Esposito definiva Berlusconi ‘una chiavica’ e in particolare uno dei tre riporta la frase incriminata ‘Se mi capita, gli devo fare un mazzo così a Berlusconi».
Il sospetto di pregiudizi nel giudice che poi si è trovato a giudicare Berlusconi è fondato, secondo Porro e la stessa difesa del Cav: «siamo in linea con quello che Franco dice dall’interno della Corte, solo che siamo in un’altra epoca precedente» spiega ancora il conduttore di Quarta Repubblica, ribadendo come Esposito sembrava molto serio nel azzardare quei giudizi. Sul fronte giudiziario, conclude Porro, «quel verdetto segna un vulnus gravissimo, direi pure irreparabile per Berlusconi. Quella sentenza fa il giro del mondo e porta alla sua espulsione dal Senato. Forse, quel che sta affiorando meriterebbe un supplemento di inchiesta». Certo, le testimonianze potrebbero essere false o esagerate, ma secondo Porro comunque quelle carte meritano un approfondimento «non possono essere cestinate con un’alzata di spalle».