Avevano lasciato perplessi i vertici del Centrodestra le parole di Silvio Berlusconi successive al 2 giugno in cui prendeva distanze dalla manifestazione di piazza e apriva ad un rinnovato dialogo con Pd e Conte: nell’intervista a La Stampa di oggi il leader di Forza Italia prova a riunire i vari “pezzi” del puzzle politico complesso che si dipana settimana dopo settimana nell’emergenza Covid-19. Apre a Conte e al suo “piano di rinascita” ma ribadisce la necessaria unità del Centrodestra (anche in vista delle prossime Amministrative-Regionali) ed esclude l’ipotesi Governissimo dopo le lusinghe di Zingaretti e del Partito Democratico. «Se davvero il premier aprirà un dialogo serio e fattivo con l’opposizione, Forza Italia non si tirerà indietro», spiega Berlusconi nella lunga intervista odierna in cui si appella a tutte le forze politiche di Governo per una «collaborazione istituzionale fra maggioranza e opposizione». L’ex Premier si dice pronto a dare il suo contributo di idee e di esperienza a Giuseppe Conte e arriva perfino a lodare il piano di rilancio del Paese fatto lo scorso 4 giugno: «ha aperto a un grande confronto fra il Sistema Italia su un piano di rilancio del Paese».



LE CONDIZIONI DI BERLUSCONI A CONTE

In primo luogo, le “condizioni” poste da Silvio Berlusconi per la collaborazione di Forza Italia alla fase di “rilancio” del Paese non può non passare dal piano di aiuti europei: «La nostra prima preoccupazione, il nostro primo impegno dev’essere quello di contribuire alla stesura del Recovery Fund italiano». L’ex Presidente del Consiglio di Centrodestra propone poi al Governo un tavolo immediato per far ripartire l’Italia che vada però oltre agli “Stati generali” della politica e dell’economia, bensì «si coinvolgano le forze migliori del Paese: non solo la politica, ma l’imprenditoria, l’università, le banche, la cultura, la scienza». In merito al sì sostanziale di Berlusconi al Piano di Conte, sono 3 le condizioni esplicitate dall’ex Cavaliere a La Stampa: «Primo, collaborazione istituzionale non significa convergenza politica. Secondo, l’ascolto non è una concessione che il presidente del Consiglio ci fa, semmai è nell’interesse del Paese e dello stesso Governo avvalersi di chi, come noi, ha esperienza e competenza, non solo politica. Qualità queste che scarseggiano nei partiti della maggioranza. Terzo, ascoltare l’opposizione non può essere solo un gesto di cortesia formale, deve tradursi nel concordare concretamente le scelte da fare».



BERLUSCONI E IL FUTURO DEL CENTRODESTRA

Sulla scia di quanto già rilanciato più volte dal leader di Italia Viva Matteo Renzi, anche Berlusconi ipotizza uno «shock fiscale» immediato ma con misure diverse: flat tax, la sospensione delle imposte per tutto l’anno; un intervento sulla giustizia; il ricorso al Mes, «perché rinunciare a 37 miliardi, praticamente a costo zero, è una follia». In merito però alla possibilità che tutti questi programmi vadano a significare un ingresso di Forza Italia in un potenziale “Governissimo” con magari Draghi Premier, qui Berlusconi fa un passo indietro: «I profeti li lascerei nella Bibbia, dove peraltro si occupavano di cose più importanti. Se matureranno le condizioni per un Governo diverso da questo, le valuteremo con i nostri alleati. Ma un Governissimo con tutti dentro, non credo sia né possibile né desiderabile».



Già, gli alleati: dopo le uscite di Berlusconi “pro” Conte e Pd, Salvini e Meloni non hanno ben digerito la posizione “centralista” di Forza Italia: e così la chiosa finale dell’intervista riguarda proprio il futuro del Centrodestra, «Anche Matteo Salvini e Giorgia Meloni, nell’impegno legislativo dei loro rispettivi gruppi parlamentari, hanno dimostrato la loro disponibilità spesso inascoltata come quella di Forza Italia. Alla vigilia di un importante appuntamento elettorale per le amministrative di settembre il centrodestra lavora per preservare il valore dell’unità Su questo punto non vi sono ambiguità».